A leggere le dichiarazioni rilasciate ad un organo di stampa dal segretario generale dell’Autorità di Sistema Portuale Tito Vespasiani c’è da rimanere a dir poco sconcertati.
In un’epoca in cui anche la cronaca di un organo di stampa locale supera qualsiasi confine grazie alla rete, è importante misurare le parole, con l’unico obiettivo di non arrecare danni al porto in cui si lavora.
Il tutto parte dalla visita effettuata al porto di Brindisi dal proprietario della società truca Yildirim Olding (uno dei 15 terminalisti portuali più importanti del mondo).
Pur avendo l’obbligo di non sottacere eventuali limiti strutturali della struttura portuale brindisina, a giudicare dalle sue affermazioni, qui è praticamente impossibile sperare che un grande terminalista come quello turco possa essere intenzionato ad investire.
Vespasiani, infatti, enfatizza il traffico di trailers a discapito di quello di containers a causa di difficoltà che impedirebbero l’ingresso in porto di navi portacontainers di grandi dimensioni. Poi fa riferimento all’airdraft che non consentirebbe l’uso di gru molto alte e poi fa riferimento anche alla mancanza di fondali adeguati.
Insomma, sembra la fotografia di un porto in cui non si può immaginare l’arrivo di un grande operatore come quello turco e ci si deve “accontentare” di un terminalista come Grimaldi i cui benefici per l’economia portuale, fino ad oggi, sono stati molto, ma molto limitati.
Al segretario, inoltre, consigliamo di approfondire la conoscenza del porto di Brindisi. Lui parla diffusamente del raccordo ferroviario, ma ignora che la tratta è ben lungi dall’esssere stata completata all’esterno del porto. E poi dimentica che per programmare il futuro del porto non si può prescindere da due soggetti determinanti come il Comune e il Consorzio Asi.
E nel frattempo, i turchi che fine faranno? La speranza è che l’interesse per Brindisi non sia già cessato, magari dopo aver letto proprio le dichiarazioni di Vespasiani.
