CALIOLO, UIL SCUOLA BRINDISI RISPONDE AL POST DELLA DIRIGENTE DE VITO SUI RISCALDAMENTI: “PRIMA CHIEDE AIUTO POI OFFENDE”

Emiliano Caliolo, in qualità di segretario territoriale della Uil scuola di Brindisi, invia la sottostante risposta ad un post della prof.ssa De Vito apparso sul profilo della medesima in data 10.01.2019, sulla questione del riscaldamento nelle scuole”

“In risposta al post della  prof.ssa Rita De Vito, apparso sul profilo facebook della medesima in data 10.01.2019 –

Nell’ambito del denunciato problema del riscaldamento durante i corsi serali,la dirigente prof.ssa De Vito lancia ai corpi intermedi e nello specifico ai sindacati un’accusa che merita a mio avviso una risposta articolata. In sintesi, poiché di pochi righi si tratta, la dirigente nell’ordine, prima sprona i sindacati a prendere posizione sulla vicenda e poi li offende pesantemente.

Ebbene, prendiamo posizione. Devo dire che rimango pietrificato dalle affermazioni della dirigente, la quale affida ad un post sul proprio profilo facebook la considerazione per cui “i sindacati alzano la voce solo quando c’è da estorcere qualche spicciolo alla parte pubblica”. Premetto che, in qualità di Segretario Generale della Uil Scuola per la Provincia di Brindisi, di avvocato del Foro di Brindisi e di docente di scuola secondaria di II grado, non sono mai andato nella scuola della dirigente ad estorcere alcunché. L’accusa è di una gravità inaudita oltre che del tutto infondata ed ingiustificata. Ritengo sconcertante e gravissimo che un rappresentante delle istituzioni ci qualifichi (sindacati) come estorsori e ci ponga alla stregua dei delinquenti comuni. Mi aspetto quanto meno delle scuse e nel frattempo rimando, con l’usuale garbo,  l’accusa al mittente.

Ma venendo ai fatti relativi alla riportata estorsione di spiccioli, devo dire che la dirigente non esplicita con chiarezza il proprio pensiero, prudentemente credo, però, si riferisca alla contrattazione di istituto. Ebbene va chiarito che annualmente il MIUR accredita alle scuole il cosiddetto F.I.S., un fondo pensato per sostenere l’ampliamento didattico della scuola, che viene destinato, secondo le scelte del collegio dei docenti e coerentemente al piano dell’offerta formativa, allo sviluppo di progetti ed alla remunerazione del personale ATA, deputato a tener aperta l’istituzione scolastica oltre l’orario d’obbligo previsto per le lezioni. Tali somme, per disposizione di legge e secondo quanto previsto dal CCNL-scuola vanno contrattate con le RSU interne all’istituto e con i sindacati provinciali. Il risultato della contrattazione porta alla stesura di un contratto integrativo che viene poi vistato dai Revisori dei Conti.

Attraverso la contrattazione integrativa di istituto, la scuola si dota di regole condivise nella gestione dei fondi e si dota di una parte normativa che disciplina, per esempio, permessi, diritto allo studio, articolazione dell’orario, alternanza scuola – lavoro, sicurezza.

Nessuno estorce nulla a nessuno, ma all’interno del quadro normativo (vedi ad es. legge 165/01, 150/09, 75/17 e norma pattizia di cui al CCNL) e delle reciproche prerogative vengono contrattate risorse ed attribuzioni. Il termine estorcere, utilizzato dalla dirigente, appartiene ad un mondo dominato dal malaffare, appartiene a quanti ottengono delle utilità attraverso violenza, inganno, raggiri o minacce; francamente il mondo che evoca il termine estorcere non appartiene al sottoscritto e tanto meno al sindacato che rappresento. Siamo abituati a muoverci all’interno della cornice normativa ed ispirati dalla legalità.

Ciò detto, pare al sottoscritto che il problema del riscaldamento nelle scuole, lungi dall’essere confinato alla sola provincia di Brindisi, abbracci invece l’intero territorio nazionale. La questione specifica risente delle scelte operate negli anni dai governi, che non hanno saputo trovare il giusto equilibrio tra spending review e fondi per il finanziamento dei servizi erogati dagli Enti. Non parlo di una mia personale opinione bensì di un dato di fatto.

Il comma 418 dell’articolo 1 della legge n. 190/2014 ha disposto che le Province e le Città Metropolitane concorrano al contenimento della spesa pubblica attraverso una riduzione della spesa corrente di 1.000 milioni di euro per l’anno 2015, di 2.000 milioni di euro per l’anno 2016 e di 3.000 milionidi euro a decorrere dall’anno 2017.

Negli anni si sono moltiplicati gli esposti con cui le Province hanno denunciato gli effetti della legge 190/14, la quale ha previsto obblighi di riversamento allo Stato dei tributi propri, pertanto le Province, anziché poter utilizzare le risorse proprie per le funzioni ad esse attribuite, devono riversarne l’intero ammontare allo Stato, determinando in questo modo un sostanziale azzeramento delle tre principali entrate degli Enti: l’imposta provinciale di trascrizione, l’imposta sulle assicurazioni Rc auto e il tributo provinciale per i servizi di tutela, protezione e igiene dell’ambiente.

Negli ultimi anni abbiamo, infatti, assistito a tagli di spesa, nell’ordine di miliardi di euro, in capo alle Province italiane. Semplificando possiamo dire che le leggi finanziarie succedutesi dal 2012 hanno previsto una drastica diminuzione dei fondi che lo Stato eroga alle Province per il loro funzionamento. Dobbiamo anche registrare che, al di la delle suggestiva abolizione delle Province, le stesse, anche se deprivate nella forma, rimangono titolari della gestione di alcuni importantissimi servizi quali ad esempio la manutenzione ed il riscaldamento delle scuole superiori.

Sul punto è più volte intervenuta la Corte Costituzionale (sent. 10/2016 e 188/2015), seppur con riferimento al finanziamento regionale di funzioni trasferite alle Province, chiarendo che  la riduzione delle risorse necessarie per funzioni conferite alle Province “si riverbera sull’autonomia di queste”, contrastando con le norme costituzionali “nella misura in cui non consente di finanziare adeguatamente le funzioni stesse”. Lungi dall’essere un pensiero partorito dallo scrivente, tale ricostruzione viene riconfermata dalla Corte Costituzionale che con sentenza n°137/2018 parlando dei servizi erogati dalle province chiarisce: “L’esigenza di razionalizzarle e renderle efficienti è resa ancor più pressante dalla circostanza che l’obbligo per tutte le amministrazioni di concorrere al risanamento della finanza pubblica si è tradotto negli ultimi anni in tagli ai trasferimenti erariali verso le regioni e gli enti locali e questo ha spesso comportato una diminuzione dei servizi offerti”.

Ciò detto, rimarcato quanto sia difficoltoso assicurare nella propria completezza il diritto allo studio, voglio rivendicare le battaglie che la UIL Scuola conduce da anni contro le ventate neo liberiste che mirano all’impoverimento della scuola pubblica a tutto vantaggio di quella privata. Piero Calamandrei lanciò un grido di allarme nel celebre discorso del 1950 al III congresso dell’ADSN, noi rivendichiamo le origini laiche di quel discorso e denunciamo da sempre la deprecabile pratica trasversale per cui, attraverso la progressiva erosione di risorse, si tenta di affossare la scuola pubblica.

Premetto che il sindacato di categoria Uil Scuola, di cui sono Segretario, non è mai stato contattato dalla dirigente allo scopo di aprire un tavolo per la ricerca di azioni e proposte condivise, utili alla risoluzione dei problemi contingenti. Non vi è stata tantomeno alcuna condivisione circa iniziative volte a dare rilevanza esterna all’emergenza. Sarebbe stato, invece, proficuo condividere le urgenze e rappresentare le stesse assieme alla società civile, alle associazioni e con tutti i corpi intermedi. Sarebbe stato auspicabile schierarsi insieme alla Provincia per condurre una battaglia giusta e non contro la Provincia per addebitarle colpe che in realtà non ha. Il dirigente scolastico rimane il garante dell’azione amministrativa e didattica della scuola che presiede, con piena autonomia decisionale; è in sostanza il dominus dell’istituzione e pertanto non pretendo di dettare l’agenda alla prof.ssa De Vito, tuttavia, nel rispetto dei ruoli, devo dire che il sindacato Uil Scuola non si fa tirare per la giacchetta e trascinare in polemiche inutili, non è certo l’Ente martoriato dai tagli che deve rispondere dei disservizi cagionati dalle scelte della politica centrale.

Prima di sferrare attacchi frontali questo sindacato è abituato a condurre analisi di secondo livello, a riflettere attentamente sull’origine dei problemi. Non ci piace nè ci appassiona la polemica fine a se stessa e sicuramente, più d’ogni cosa, non ci piace offendere la gente ed i lavoratori.

Il Segretario Territoriale Uil scuola Brindisi

Avv. Emiliano Caliolo

Condividi questo articolo:
Share on facebook
Share on twitter
Share on telegram
Share on whatsapp
no_fumo_torchiarolo

what you need to know

in your inbox every morning