CARMELO PALAZZO – IL RICORDO DI UN BURBERO CON LA POLITICA NEL SANGUE

Quando si commenta la morte di una persona si tenta disperatamente di ricordare le cose più belle. Quelle, insomma, che consentono a chi legge di ammirare la foto più bella dell’album della vita di chi è andato via.

Ma questo sport non mi ha mai appassionato ed è giusto che io dica quello che penso di Carmelo Palazzo. E’ andato via ad 84 anni perché il suo fisico non ha retto più, ma la sua mente era lucida e Carmelo era pronto a combattere un’altra battaglia elettorale, portando sulla scena politica il movimento “Impegno Sociale”. Quello della composizione della lista era il momento che gli piaceva di più. Dalla sua stanza dell’ufficio di via Sicilia urlava come un matto a chiunque si permetteva di contrastare le sue idee ed accettare di far parte della sua lista era pressocché un obbligo, visto che in quei momenti il suo sguardo era tutt’altro che rassicurante. Anche per questo, aveva tanti nemici, ma ben pochi hanno avuto il coraggio di dirgli quello che pensavano realmente di lui. In quell’ufficio hanno fatto la scala santa in tanti: parlamentari, consiglieri regionali, leader di partito e sindaci. Compreso il sottoscritto. Fa parte della storia il fatto che la mia elezione a primo cittadino è avvenuta anche grazie a lui, così come grazie a lui è stata eletta Angela Carluccio. Noi due, però, abbiamo litigato subito e per via della mia scelta di inserire delle donne in giunta. Lui proprio non ne voleva sentir parlare di attribuire un assessorato, per Impegno Sociale, ad una esponente del gentil sesso. Da qui la rottura, per poi riappacificarci qualche mese dopo. Quel braccio di ferro lo vinse lui, complice la necessità di ogni sindaco di avere una maggioranza su cui contare. Ma quando ci fu il chiarimento lui è stato dalla mia parte fino alla conclusione traumatica della mia esperienza amministrativa. “Mimmo non ti preoccupare – mi diceva sempre – perché se ci mancheranno i numeri andremo a nuove elezioni e vincieremo di nuovo noi. Ho già la lista pronta!”. Poi la telefonata di tutte le mattine, per sbraitare contro i venditori ambulanti che si piazzavano in ogni angolo della Commenda e per attaccare vigili urbani e struttura comunale. Bisognava farlo urlare per qualche istante. Poi si calmava e si poteva tornare a parlare di politica. Mi è capitato spesso, in quegli anni, di dover mediare tra Carmelo e gli stessi suoi consiglieri o assessori comunali. Era un burbero, ma allo stesso tempo un coraggioso. Ed è così che voglio ricordarlo. Ciao Carmelo.     Mimmo Consales

 

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