C’E’ ANCORA VITA A SINISTRA? LE CONSIDERAZIONI DI FRANCESCO D’APRILE

L’interrogativo che si è posto ed ha posto, tramite un recente articolo di stampa, l’associazione brindisina LEFT, riguardante il dubbio se mai ci fosse ancora “vita a sinistra”, mi ha spinto a fare alcune personali considerazioni al riguardo.

Se da un lato viene auspicata la nascita di un partito “nuovo”, rappresentativo di altrettante nuove idee prive di indottrinamenti ideologici, ancorché caratterizzato da innovative forme organizzative costituite da “dirigenti consapevoli, competenti, giovani e motivati”, dall’altro viene richiamata “la necessità vitale per la sinistra di tornare ad impegnarsi per la ricostruzione delle identità collettive” verosimilmente smarrite, rappresentando, nel contempo, l’esigenza di “tanti che hanno una storia politica di militanza a sinistra di riferirsi ad un partito nuovo e moderno dove potersi confrontare e lavorare assieme”.

L’intero assunto potrebbe essere largamente condivisibile se non fosse stato dato per scontato che l’accesso a questo neo-strutturalismo sembra sia consentito solo a coloro che hanno nella propria valigia esperienziale e culturale una solida appartenenza politica a sinistra.

Così non può essere se l’intenzione è quella di riprendere e consolidare l’idea della democrazia intesa come l’unica forma possibile di reggimento politico atta a fondamentalizzare  la dignità dell’uomo, in cui possa primeggiare lo scambio paritario, l’apprendere e l’insegnare reciproco.

L’emergere prepotente di un orizzonte confusamente nazionalista-identitario dai tratti populisti, nel mentre ancora sopravvive una certa sinistra senza anima e senza idee, determina l’esigenza di aprire nuovi spazi, ideare nuove prospettive strategiche, rendere cosciente il pensiero della fine di un ordine e del compito di definirne un altro.

La consapevolezza del cambiamento d’epoca in cui ci troviamo genera l’ulteriore bisogno di cercare soluzione ai problemi non di semplice difesa e conservazione, ma di largo respiro e di responsabile condivisione, intesa come indifferibile urgenza.

Solo in quest’ottica può nascere un riveduto soggetto politico, di cui il PD non può che esserne il fulcro, così come giustamente affermato da “LEFT”.

Ed in questa medesima ottica appare irrinunciabile  ricomprendere l’ambiente cattolico, che rappresenta ancora strati della società che per qualità e preparazione, ancorché per cultura civica, è in grado di garantire un considerevole e forse anche determinante contributo completamente diverso da quello fornito dai tanti nani, ballerine e capataz che oggi occupano le stanze del potere.

Se si riesce a condividere uestoquesto progetto

questo progetto, così da concretizzarlo anche nella nostra Brindisi, si potranno finalmente prendere le distanze da un consolidato agire miope e privo di nerbo morale, pronto a tutelare i privati interessi e non quelli dei cittadini abbisognevoli di tangibili interventi sociali. Un progetto che abbia “l’ardire”, in particolare in questo martoriato territorio, di bloccare l’immondo e conclamato operare di determinati ceti speculativi e parassitari che da sempre hanno manovrato nell’ombra per svuotare l’essenza della democrazia e saccheggiare le risorse, favoriti in questo loro nauseabondo incedere dai tanti mestieranti e dilettanti che hanno nel tempo occupato il proscenio politico brindisino.

Questo nuovo programma non significa, ovviamente, dimenticare le proprie radici e cancellare d’emblée  le singole sensibilità politiche: è necessario, invece, che radici e sensibilità diverse siano non un insormontabile ostacolo all’unità di intenti, ma una ricchezza che accresce il patrimonio di tutti, ove tutti devono essere preoccupati di concorrere alla costruzione di una posizione politica capace di armonizzare le diversità, per costruire una forza che incida massivamente sul divenire della nostra città.

Un partito nuovo, non un nuovo partito. Appunto!

Francesco D’Aprile, cittadino di Brindisi.

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