COMUNE – LE COLPE DELLA POLITICA E LE GRANDI RESPONSABILITA’ DELLA “STRUTTURA”…

A poche ore dalla seduta di Consiglio Comunale durante la quale si dovrà votare un Piano di riequilibrio “lacrime e sangue”, vogliamo fare alcune riflessioni sulle circostanze che hanno determinato questa situazione così pesante sul piano economico-finanziario.

Sarebbe facile, a questo punto, accodarsi ai tanti che hanno scelto (e in parte lo ha fatto anche il sindaco Rossi) la strada dello scaricabarile nei confronti delle amministrazioni passate, oppure a quelli che fanno notare che proprio Rossi ha sprecato un anno e mezzo di tempo per capire cosa stava accadendo e che in questo stesso periodo ha alimentato i debiti del Comune.

Si potrebbe aggiungere che il Piano di riequilibrio arriva alla cifra iperbolica che supera i 50 milioni di euro solo per responsabilità di una decrescente capacità di recupero dei crediti e per una ingiustificata prudenza in relazione all’esito dei contenziosi. In sostanza, da un lato si dice con orgoglio che il Comune vince ben l’87% delle cause davanti ai tribunali amministrativi, ma poi si accantonano somme esagerate per prevenire eventuali problemi derivanti dalla sconfitta nei giudizi.

Insomma, siamo certi che la partita si sarebbe potuta chiudere con molto meno, rientrando in un piano di riequilibrio decennale e non ventennale e non mettendo a rischio tanti posti di lavoro.

Ma, si sa, le scelte toccano a chi amministra e non certo alla stampa o a chi osserva dall’esterno.

Vedremo, pertanto, come andrà a finire e se ci sono realmente le capacità per andare avanti senza portare al default le casse comunali.

C’è un aspetto, però, che viene sistematicamente sottovalutato. E riguarda la “macchina” comunale, troppe volte immeritatamente messa sotto protezione, pur avendo chiare responsabilità nel cattivo andamento delle finanze comunali.

Chi scrive, negli anni in cui ha svolto le funzioni di sindaco, ha tentato disperatamente di stravolgere equilibri ed assetti pericolsamente cementificati a Palazzo di Città. Rendite di posizione che hanno favorito la caduta di più di qualche amministrazione a vantaggio di periodi di gestione commissariale durante i quali si è “pascolato” molto più agevolmente.

Una rotazione di dirigenti e funzionari fu da me fortemente voluta, ma fu altrettanto fortemente ostacolata attraverso mille sistemi ed anche mille “trappole”, con la conseguente impossibilità di portare a termine quanto annunciato (una azione coraggiosa fu intentata anche dalla sindaca Carluccio, anche in questo caso tra mille ostacoli).

E non fu solo quello. I notevoli risparmi ottenuti nella gestione delle società partecipate (vedi risanamento dell’Azienda Farmaceutica, i conti in equilibrio nell’Energeko e l’abbattimento considerevole di costi fissi nella BMS) fu determinato soltanto dalla caparbietà del sottoscritto e di pochi fidati collaboratori. Fino a quel momento, infatti, nessuno si era preoccupato (e non era certo compito della politica) di controllare la corretta esecuzione delle commesse e, più in generale, la gestione delle stesse partecipate.

E che dire, poi, delle verifiche relative al corretto pagamento dell’IMU, dell’ICI e della Tari da parte delle grandi aziende? Con un gran lavoro di squadra recuperammo in un solo colpo 23 milioni di euro dall’Enel e altri milioni di euro da aziende del comparto industriale. Perché non si era proceduto – come era logico pensare – d’ufficio, senza l’intervento della politica? Perché si agiva nei confronti del povero e semplice cittadino, ignorando i crediti vantati nei confronti dei più forti?

E poi il settore Patrimonio, con case e locali comunali assegnati senza aver fatto stipulare un regolare contratto di affitto e quindi senza aver mai incassato un euro di canoni di locazione. Doveva essere la politica ad intervenire, oppure spettava a funzionari e dirigenti applicare norme e leggi ed eventualmente denunciare pressioni della politica (che francamente non penso ci siano state) per non far pagare quanto dovuto?

Il tutto, per poi arrivare al settore Urbanistica, dove non si riesce in alcun modo a cancellare un arretrato che determina problemi ai cittadini e gravi conseguenze per le casse comunali. Anche in quel caso, più volte è cambiato il dirigente, ma la sostanza non è cambiata, quansi a voler confermare che i muri di gomma (che a volte si aprono misteriosamente in un solo istante) sono localizzati in altre postazioni.

Nel settore lavori pubblici, invece, scoprimmo che c’erano decine di opere finanziate dalla Regione e mai rendicontate. In sostanza, i lavori sono stati eseguiti negli anni, pagati alla ditta aggiudicataria e poi non si è chiesto il saldo alla Regione. Stessa cosa anche per le opere realizzate con il denaro ottenuto con mutui della Cassa Depositi e Prestiti. Fu necessario un lavoraccio che determinò l’incasso di milioni di euro!

Cosa è accaduto dal 2016 in poi non mi è dato saperlo. Ma non è un mistero che quella “macchina” non funziona in quanto alterna inspiegabili e preoccupanti accelerate a fasi di fermo totale.

Ecco perché, all’indomani dell’approvazione del Piano di riequilibrio, forse Rossi e questa maggioranza dovrebbero cominciare a metter mano ad una scelta ben più coraggiosa: quella di scardinare rendite di posizione (a livelli alti e bassi, senza distinzione) che hanno ucciso questo Comune molto più delle colpe della politica.

Mimmo Consales

 

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