D’APRILE – PER QUESTA CITTA’ DOBBIAMO RECLAMARE “COSE CHE CONTANO”

Martin Luther King in un suo discorso affermò: “le vite di ognuno di noi iniziano a finire il giorno in cui tacciamo sulle cose che contano”.

Parto da questo sublime aforisma per ricondurmi alle problematiche, alle criticità che angustiano, a volte anche in maniera devastante, la vita sociale di tutti noi cittadini di Brindisi.

In effetti, l’aver accettato silentemente, ancorché in maniera cieca e servile, la perenne provvisorietà, la marginalità, le contraddizioni, i sotterfugi ideati e posti in essere dall’esterno per rendere la città utile e fruibile da altri, non ha fatto altro che decretare il quasi “fine vita” di un territorio che, nel corso dei secoli, ha invece scritto la storia.

E questo nel mentre ed in aggiunta allo sconvolgente, brutale, triste momento della vita che stiamo vivendo, dettato dall’incessante incalzare di una pandemia che sta annichilendo il mondo intero.

Stanchezza, ansia, rabbia, frustrazione, sofferenza, disagio sono i sentimenti oggi presenti e prevalenti  in particolare nell’animo  dei cittadini di Brindisi, incapaci/colpevoli di reagire ad una incedente e pericolosa rassegnazione collettiva che ritengo esiziale per una auspicata, degna ripresa di crescita sociale, economica e culturale.

Brindisi, il nostro territorio, ha necessità impellenti di intraprendere un nuovo cammino che, oltre ad essere garante di un netto salto di qualità e di un deciso recupero della credibilità nelle istituzioni civiche, consenta di confidare pienamente nell’autorevolezza, serietà e rapidità degli interventi preordinati. Quindi, saper dare piena attuazione ai progetti, riuscire ad esprimere una capacità amministrativa di spesa realizzando gli investimenti e le opere annunciate, il più delle volte, purtroppo, con peccaminosa enfasi.

In mancanza di ciò prevarranno disincanto e rabbia.

Ma detti sentimenti non è concepibile che vengano ora manifestati da personaggi e gruppi che nel corso del tempo hanno contribuito, in maniera anche massiva, alla disgregazione, desertificazione, distruzione di determinati apparati iper produttivi che hanno rappresentato il fiore all’occhiello di questo territorio.

Penso al porto, per esempio: si scopre solo ora che il suo l’accorpamento nell’ambito dell’Autorità di Sistema portuale del Mare Adriatico Meridionale di Bari non è stato altro che un suo ridimensionamento con conseguente suo stesso asservimento?

Quali “reali” reazioni, se non il perseverare a coltivare il proprio piccolo orticello, sono state intraprese per tutelare le nostre strutture che giorno dopo giorno perdevano di interesse sotto l’aspetto della produttività e dell’attrattiva per nuovi investimenti?

Quali sono state le “reali” reazioni degli addetti ai lavori nel mentre i sistemi portuali italiano, europeo, mediterraneo si riorganizzavano e realizzavano opere utili ad intercettare i nuovi traffici per arrivare preparati all’appuntamento delle nuove sfide della logistica e della portualità?

Provo una sgradevolissima sensazione nel ricordare l’operato, si fa per dire, dei tanti “nominati” che, con contratti remunerati con centinaia e centinaia di migliaia di euro, hanno nel tempo occupato lo scranno più importante dell’ex Autorità Portuale di Brindisi, senza che nessuno abbia tentato di frapporre dei veri ostacoli atti a dare un freno alla dilapidazione del tesoro/porto che si stava consumando. Eppure, come noto, nell’ambito della ex struttura portuale era operativo il cosiddetto e famosissimo “Comitato Portuale” i cui componenti erano i rappresentanti di tutte le categorie degli operatori marittimi, ancorché il sindaco o un suo delegato.

Verosimilmente, ciò che è avvenuto rientra nell’ambito delle stranissime vicissitudini tutte brindisine, che avrebbero determinato la costruzione e messa in funzione anche di un rigassificatore, se non ci fosse stata la ferma reazione di un grandissimo movimento civico che si oppose a tale iattura.

Ma il “fine vita” di cui sopra entra anche in gioco se non ci sentiremo tutti coinvolti e protagonisti nel reagire e contrastare anche una sanità territoriale che mostra tutte le sue carenze in questo particolare momento storico, in cui le problematiche, che in condizioni di normalità potevano essere nascoste sotto il tappeto, si appalesano in tutta la loro virulenza, mostrando come, nel contrasto alla pandemia in atto, la strategia del governo cittadino sembra quella di….non averne nessuna, salvo la gestione ordinaria ed estemporanea dell’emergenza.

Per non fare finire la vita di questa città non bisogna più tacere di fronte alle esigenze di questa società in continua evoluzione.

Aspettiamo con il pizzico di pazienza ancora rimasta la creazione di nuove opportunità, nuovi lavori e nuovi mestieri, orientando le scelte dei giovani verso settori in crescita all’insegna della sostenibilità, la difesa dell’ambiente, le energie rinnovabili, la bio-agricoltura, la produzione e l’organizzazione della cultura, il turismo alternativo e di qualità.

E’ giunta l’ora di reclamare con forza le “cose che contano” e di cui tuttora non si vede la benché minima luce.

 

Francesco D’Aprile, cittadino di Brindisi.

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