DE PAOLIS CANDIDATO SINDACO AD OSTUNI? NEL FRATTEMPO CHIEDE ANCHE DI RIENTRARE IN SERVIZIO…

Potrebbe essere il primo dirigente di polizia Salvatore De Paolis il candidato sindaco per il Movimento 5 Stelle nella città di Ostuni. La notizia non trova conferme ufficiali, ma c’è chi assicura che ci sarebbero stati già dei contatti con il gruppo dirigente locale dei pentastellati. De Paolis, come è noto, è andato in pensione a settembre, avendo raggiunto il limite di età di 60 anni. Una decisione a quanto pare forzata, visto che lo stesso De Paolis ha chiesto al Ministero di poter essere reintegrato in servizio per raggiungere i 40 anni di contributi ed anche perchè vivrebbe (come da intervista rilasciata ad un quotidiano emiliano) una condizione da frustrato, in quanto convinto di poter svolgere ancora una vita attiva e non da pensionato.

Sia nel caso di una sua possibile candidatura che in quello di un rientro in servizio, conterà molto anche la valutazione del suo curriculum in cui spicca un encomio solenne ricevuto nel 2017 a Bologna dal Prefetto Sodano, ma in riferimento ad unh episodio verificatosi a Brindisi nel 2015, quando De Paolis dirigeva la polizia di frontiera.

Il suo possibile ritorno attivo in questo territorio consente di ritornare su questo episodio.

Alla base dell’ambito riconoscimento, si sottolineava che De Paolis “evidenziando capacità professionali e coraggio, dirigeva una operazione di polizia giudiziaria che consentiva l’arresto di un soggetto responsabile di sequestro di persona, minacce aggravate e porto abusivo di arma da fuoco. Il vice questore De Paolis riuscì a farsi consegnare le armi, disinnescando una situazione di estrema tensione”. L’episodio, come detto, si riferisce al 2015 e l’imprenditore in questione era Pasquale Giurgola, il quale tenne per diversi minuti sotto la minaccia delle armi l’allora presidente dell’Autorità Portuale Iraclis Haralambidis e l’ex segretario generale Salvatore Giuffrè. Ciò che cozza con quanto realmente avvenuto, però, è la circostanza del momento in cui Giurgola fu disarmato. In realtà – come emerge dalle carte processuali, dalle dichiarazioni di Halambidis e Giuffrè e dai verbali sottoscritti anche dallo stesso De Paolis, fu il genero di Giurgola, accorso immediatamente presso gli uffici dell’ente portuale, a convincere il suocero a consegnargli la pistola. L’arma fu poi consegnata proprio dal genero al segretario Giuffrè il quale in un secondo momento la consegnò agli agenti della polizia di Stato. E’ evidente, pertanto, che la circostanza alla base dell’encomio in realtà non si è verificata, visto che la vicenda è andata diversamente. Ma le motivazioni degli encomi generalmente non si rettificano e quindi, nonostante le segnalazioni giunte anche al Ministero, su quella pergamena resterà una motivazione diversa dalla realtà.

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