GETTONI AI CAPIGRUPPO – I POLITICI PAGANO E I DIRIGENTI LA FANNO FRANCA….

Faccio subito una premessa: ho consumato la mia esperienza politica esclusivamente come sindaco e quindi non sono coinvolto in alcun modo nella richiesta di restituzione di gettoni di presenza riferiti alla conferenza dei capigruppo. Ma qualcosa è opportuno dirla su un argomento dove si consuma ipocrisia a dosi massicce.

Stamattina i nomi di 71 ex e attuali consiglieri comunali è stato sbattutto sugli organi di stampa in quanto destinatari di un avviso bonario per la restituzione dei gettoni di presenza nella conferenza dei capigruppo percepiti nei dieci anni che vanno dal 2007 al 2017. Le cifre richieste ai singoli (tra cui figurano anche il sindaco Riccardo Rossi ed il presidente del Consiglio Giuseppe Cellie) vanno dagli oltre seimila euro richiesti ad Antonio Pisanelli a poche decine di euro. A porre il problema per primo è stato, nell’agosto scorso, l’attuale segreterio generale, richiamandosi alle legge 244 del 2007 che addirittura vieta la corresponsione dei gettoni per le stesse conferenze dei capigruppo. Da quel momento ci si è attivati (a partire dal presidente Cellie) per modificare l’articolo 4 del regolamento del Consiglio Comunale e quindi per annullare questo costo a carico del Comune. Da lì, sino all’invio degli avvisi bonari per la richiesta di restituzione delle somme percepite, il passo è stato breve.

Ma è assurdo, a questo punto, non porsi qualche interrogativo. Riteniamo, ad esempio, che nessuno dei 71 “condannati” abbia mai chiesto espressamente al Comune di ricevere tale gettone di presenza. Lo ha ricevuto e basta. E quindi, a chi spettava il compito di controllare se gli era dovuto il gettone o meno, se non ai segretari generali che si sono succeduti in questi anni, ai dirigenti di ragioneria, ai dirigenti che si occupavano del funzionamento del consiglio comunale e – per ultimo – ai revisori dei conti? Chi ha firmato i mandati di pagamento? Chi li ha controllati senza battere ciglio e senza far notare che la legge non prevedeva più la corresponsione di tale gettone? E adesso che la frittata è stata fatta, come mai nessuno di tali dirigenti, segretari generali e revisori dei conti viene chiamato a risarcire un euro?

Ciò significa, pertanto, che se un amministratore pubblico firma un atto dopo aver ricevuto il via libera dal suo segretario generale, dal dirigente di settore e dal dirigente del settore finanze (oltre a quello finale dei revisori dei conti) è come se avesse solo fumo tra le mani. Nel senso che a pagare è solo il “politico”, ciioè spesso quello che non è tenuto ad avere competenze specifiche per amministrare, stante la presenza di chi dovrebbe tutelarlo con la sua professionalità.

E spiace che a premere sull’acceleratore della restituzione siano stati anche politici che, per motivi diversi, avrebbero dovuto tacere. Il riferimento è a chi ha una parentela molto vicina con chi deve restituire somme ingenti al Comune e a chi rappresenta un partito che deve restituire allo Stato decine di milioni di euro e potrà farlo comodamente in decine di anni (mentre ai consigilieri comunali brindisini si urla di restituirli subito ed in un’unica soluzione).

Mimmo Consales

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