INCHIESTE SUL PORTO – POTREBBE NON FINIRE QUI. ANCORA TANTI INTERROGATIVI SULLA SECURITY

Due inchieste avviate dal sostituto procuratore Raffaele Casto potrebbero non bastare a fare chiarezza su ciò che è avvenuto negli ultimi anni nel porto di Brindisi. Responsabilità che investono solo marginalmente l’attuale gestione dell’ente portuale, visto che partono e si sono consolidate negli anni scorsi.

Come è noto, il pm Casto ha disposto il sequestro di gran parte delle opere del circuito doganale in quanto ipotizza delle difformità urbanistiche e il mancato rispetto di alcuni vincoli. Le responsabilità, in quel caso, riguardano la struttura tecnica che sarà chiamata a rispondere delle proprie azioni. La seconda inchiesta, invece, si riferisce ad una ipotesi di reato di “invasione di terreni” per la realizzazione del varco doganale di via Spalato e vede coinvolti, tra gli altri, anche la capolista della circoscrizione Nord/Ovest del Movimento 5 Stelle nelle prossime elezioni europee. Un avviso di garanzia, però, che i pentastellati hanno derubricato in qualcosa di “irrilevante”, tanto da confermare la sua candidatura.

Entrambi i problemi (circuito doganale e varco di via Spalato) sono stati più volte evidenziati, in passato, da Brindisitime, che ha sottolineato proprio ciò che poi le indagini della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto avrebbero riscontrato.

Ma ci sono ancora degli interrogativi a cui forse sarebbe il caso di fornire delle risposte. L’appalto relativo alla realizzazione del circuito doganale ha fatto registrare, negli anni, delle varianti in corso d’opera, alcune delle quali hanno fatto lievitare vistosamente i costi dell’opera. Un circuito che oggi appare mozzato dai sequestri della Procura, ma anche dalla incontestabile qualità scadente dei lavori realizzati. La recinzione doganale in alcuni punti sta già crollando (come si evidenzia nelle foto) ed è stata fatta per chilometri con pannelli di “cor-ten”. Un materiale che spesso viene scelto per la sua resistenza agli agenti atmosferici, mentre a Brindisi questi pannelli scolano ruggine sin dal primo momento, offrendo uno spettacolo terribile. Una circostanza che fa sorgere qualche dubbio circa la qualità del materiale utilizzato e pone anche un interrogativo: qualcuno si è mai preoccupato di far analizzare da una struttura tecnica abilitata un campione di questo “cor-ten” per stabilire se risponde a quanto stabilito nel capitolato d’appalto e se è adatto a stare vicino al mare? E non è tutto: le varianti hanno di fatto modificato l’iniziale progetto di security e non ci si spiega come mai siano prima state attuate delle variazioni e poi – solo in un secondo momento – sottoposte al vaglio del Comitato Sicurezza del porto.

Insomma, tanti interrogativi che meritano risposte precise, soprattutto per liberare il porto da problemi di carattere giudiziario, in maniera tale da consentire agli attuali vertici di programmarne il suo sviluppo.

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