LA SCUOLA E LA DIDATTICA A DISTANZA. LE RIFLESSIONI DI UNA DOCENTE

#didatticaadistanza
Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni sulla didattica a distanza di una docente, la prof.ssa Maria Rita Epifani.
Causa coronavirus e quanto ne è conseguito in termini di chiusura sociale ed economica, la scuola ha dovuto anch’essa adeguarsi alla quarantena forzata trasformando il suo mandato, quello di educare e formare innanzitutto attraverso la relazione personale e di gruppo, di cui ingrediente fondamentale è la cattura dello sguardo e dell’emozione attraverso un percorso che passa in buona parte per la corporeità e finisce nel pensiero. Questo circuito con la didattica a distanza, con cui la scuola si è dovuta reinventare, è stato capovolto o addirittura calpestato, fingendo che tutto vada bene o forse meglio! Non va bene proprio niente! La didattica a distanza sta soffocando la matrice dell’insegnamento e vorrebbe continuare a farlo! La classe insegnante di rifiuta! Non può rimanere a casa anche dopo il 4 maggio! Deve rientrare nel circolo produttivo,si perchè la scuola produce menti pensanti e critiche non attraverso una fredda maestranza digitale che di vero ha solo delle dita pulsanti su una tastiera, ma attraverso quel “gioco” emozionale che passa attraverso gesti, cuore, occhi.La scuola deve ricominciare e può farlo attivando le stesse buone pratiche di distanza sociale che si vogliono attuare in tutti gli altri ambiti. In ogni Istituto scolastico ci sono tante aule, spesso anche in disuso….allora investiamo in collaboratori che rimettano in uso quelle aule o addirittura parchi esterni di cui, anche di questi, quasi ogni Istituto ne è dotato (ora arriva anche la bella stagione) e fateci riappropriare del nostro diritto sacrosanto, quello cantato nella Costituzione e che ogni insegnante e alunno non vede ormai l’ora di far risorgere dall’abnegazione e dal disfattismo politico! Vogliamo tornare a scuola, perché la scuola è in grado, nonostante l’affossamento a cui è stata sottoposta per anni, a riaccoglierci tenendo a bada il mostro infettivo. D’altronde meglio a scuola che soli a casa mentre tutti tornano nelle loro postazioni ( genitori inclusi) dove sussisterebbero gli stessi rischi che porteremmo a casa comunque! Eviteremmo però anche un “assembramento” depressionale che tanti ragazzi, lasciati ancora di più a se stessi, combatterebbero con un ancora più nocivo defaticamento fisico e mentale, perchè rimarrebbero anche privati della sorveglianza genitoriale.Tanti in età.pre o adolescenziale non sono in grado di autogestirsi in maniera salutare con la virtualita’e il digitale! Per non parlare della prima e seconda infanzia…Ai politici l’ardua sentenza, che tanto ardua non è rispetto ai milioni di euro che si vogliono investire in PC, tablet e connessioni. Solo uno sforzo organizzativo, di braccia e teste, da chiedere agli istituti per vedere rivivere e ripullulare le realtà scolastiche e con esse le emozioni belle, quelle che fanno brillare gli occhi e battere forte il cuore, ma che la schermata non fa avvertire…prof.ssa Maria Rita Epifani

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