LA SOLITUDINE DI FERRAGOSTO. ANZIANI, E FAMIGLIE, DIMENTICATI DA UN PAESE CHE HANNO FATTO GRANDE

“La solitudine di ferragosto.
Non ci pensi mai. Non ci pensi sino a quando non ti si pone davanti. Ma c’è.
C’è un mondo di solitudine e di silenzi nascosti.
Di volti sfatti dal tempo. Di mani consumate dal mondo. Di lamenti sordi. Di camminate stanche ed incerte. Di pasti consumati fuori orario e in apnea. Di gocce per dormire e di pillole di melatonina. Qui, nel viale della Francia, in un palazzo fatto a strisce e a turni, circondato da abitanti più che trentennali.
Beh, e’ un mondo anche questo. Un mondo dimenticato dagli uomini e dalle istituzioni.
Una vita di lavoro e di sacrifici e magari qualcuno che ti ha fatto anche “Cavaliere della Repubblica” e poi abbandonato al tuo destino, nel disinteresse di chi dovrebbe garantirti una morte dignitosa, come dicono quelli con le pezze di ermellino sulle spalle.
Macché, tutto è lasciato all’improvvisazione delle famiglie, ai più volenterosi o magari solo a quelli maggiormente coscienziosi o a donne di buona volontà, vitto e alloggio compresi.
E lo Stato? Lo Stato si è dimenticato di chi l’ha fatto grande. Di chi negli anni sessanta e settanta trottava veloce verso il benessere di tutti. Che se ne fanno dei soldi e delle pensioni se nessuno si occupa di loro con professionalità?
Meno male che oggi il maestrale e’ padrone di strade vuote e di menti solitarie, mamma. Menti come la mia e di questi giovanotti che stanno con me.
Ori, quanto mi dà fastidio quando cammino così: è il vento papà, e’ il vento, quel vento che ha segnato la tua vita e la nostra. Il vento della vita che se ne va.
Questa volta in agosto e di pomeriggio, ma a sudest di Osanna.”

Orazio Vesco

 

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