L’ASL DI BRINDISI IN DIFFICOLTA’, MA NEGA AD UN DIRIGENTE MEDICO DI RESTARE IN SERVIZIO…

Durante l’emergenza dettata dalla pandemia da covid 19 la provincia di Brindisi è stata senza ombra di dubbio il fanalino di coda della Puglia in fatto di prevenzione. I tamponi eseguiti in questo territorio, infatti, sono stati a lungo processati a Bari, poi nella Bat ed infine a Foggia. Il tutto, per l’assenza di laboratori e di personale a sufficienza. E c’è chi è stato costretto ad attendere anche due settimane prima di conoscere l’esito del tampone (per non parlare di quelli che sono andati smarriti…). La situazione è migliorata solo quando la fase più difficile della pandemia era già passata.

Adesso, però, come ben sanno tutti i cittadini, c’è il rischio concreto che il dramma torni a riproporsi. E l’Asl di Brindisi che fa? Si priva delle prestazioni del dott. Antonio Monetti, dirigente biologo in servizio da oltre 40 anni presso l’ospedale di Brindisi.

Il dott. Monetti, infatti, nel luglio scorso aveva chiesto di poter usufruire di quantro previsto dall’articolo 12 del DL 18/20 relativo alle misure straordinarie per la permanenza in servizio del personale sanitario, proprio allo scopo di fronteggiare il Covid. Il direttore generale dell’Asl Giuseppe Pasqualone, però, ha risposto affermando che la stessa Asl non ha bisogno di tale profilo professionale.

Certo, l’articolo 12 recita espressamente che le Asl “possono” trattenere in servizio dirigenti medici e sanitari, ma questa facoltà proprio a Brindisi si sarebbe dovuta leggere come una opportunità, anche in considerazione di ciò che è avvenuto fino ad oggi.

A ciò si aggiunga che, da gennaio ad oggi, l’Asl ha assunto ben 12 dirigenti biologi. Come si spiega? Oppure si tratta di una decisione che tende a penalizzare solo il dott. Monetti, notoriamente un professionista che “non le manda a dire”?

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