LE RSA LANCIANO UN APPELLO ALLA REGIONE: “OCCORRONO MISURE STRAORDINARIE

AL PRESIDENTE

DELLA REGIONE PUGLIA

DOTT. MICHELE EMILIANO

OGGETTO: incontro del 31 marzo 2020.

Gent.mo Presidente,

la pandemia di COVID-19 ha letteralmente travolto i sistemi sanitari e di assistenza di tutti i Paesi del Mondo, che in queste settimane stanno vivendo il dramma di un’ondata infettiva che colpisce soprattutto i cittadini più fragili, con particolare accanimento sulle fasce di popolazione più anziana.

E’ in momenti come questi che il tratto che congiunge il Pubblico e il Privato dovrebbe accorciarsi, portando tutti gli attori coinvolti nella cura delle persone in difficoltà a sentirsi coinvolti senza distinzioni e motivati nel tutelare al massimo chi soffre e nell’offrirgli, in qualsiasi condizione, le migliori cure possibili.

A tal fine, riteniamo il confronto diretto con le strutture regionali un insostituibile supporto per il lavoro quotidiano al servizio dei nostri ospiti, che oggi – ancor più che in passato – vanno guardati come persone non solo caratterizzate da una specifica condizione clinica e di cura, ma come esseri umani con proprie dimensioni di dignità e di fragilità personale ed emotiva.

L’incontro virtuale è stato anche utile per cogliere in diretta il grado di apprezzamento rivolto dai vertici amministrativi della Regione Puglia nei confronti del servizio in favore dei cittadini più fragili svolto delle RSA il cui profilo, non è superfluo rammentarlo, è riconosciuto e modellato dalle Linee Guida comunitarie in materia di cronicità, dalla legislazione nazionale che disciplina i Livelli Essenziali di Assistenza, di competenza del Ministero della Salute, e da tutta la normativa regionale pugliese degli ultimi 20 anni. E non perché il modello sia il migliore dei modelli possibili, tutt’altro, ma semplicemente perché, all’interno del perimetro di sostenibilità delle capacità di iniziativa pubblica e privata, è riconosciuto storicamente – seppur con le dovute differenze dettate dalle esperienze geograficamente più disparate – come il punto di equilibrio più apprezzato, nell’interesse esclusivo dell’ospite.

Abbiamo anche voluto cogliere tutta la positività dell’approccio costruttivo mostrato dagli organi regionali nella discussione e pertanto, per rendere più agevole l’attività di ricognizione e riscontro dei bisogni dei nostri ospiti e delle nostre organizzazioni, cui la conference call era dedicata, attendiamo le risposte che vorrà dare ai quesiti già posti direttamente al  Dipartimento regionale, che di seguito sinteticamente riproponiamo, per far sì che questa emergenza venga affrontata e superata insieme.

1-Sottoposizione del personale sanitario e non sanitario delle RSA a tampone rino-faringeo, come stabilito nelle circolare n° 7865 a firma del Direttore Generale del Ministero della Salute, indirizzata alle Regioni, che prevede, tra le altre cose, la fornitura dei prescritti dispositivi di protezione individuale alle RSA, indicati  nella nota del dipartimento alla salute di codesta Regione n° 251 del 25/03/2020.

2-In caso di accertata positività di un ospite (ma anche di un operatore), la competente ASL dispone la quarantena  per  il personale della struttura: medici, infermieri, OSS, terapisti della riabilitazione, terapisti occupazionali, ausiliari di cucina, di lavanderia, di pulizie, personale di ricevimento, amministrativo,  etc.

La struttura si ritrova, quindi, in carenza di personale. La soluzione di trasferire gli ospiti in altre strutture (qualora esistenti e disponibili) è, a nostro avviso, tra le tante, la peggiore delle soluzioni, per due regioni: la prima è data dal rischio elevatissimo di diffusione del virus creando tanti focolai, la seconda ragione è data dal fatto che tale soluzione non tiene in debito conto la tipologia degli ospiti in discussione, i quali sono spesso affetti da patologie neurologiche ed il loro trasferimento, creando un totale disorientamento spazio-temporale, provocherebbe un decadimento e compromissione di già labili equilibri, con conseguenze immaginabili.

Trattasi, quindi, a nostro avviso, di dover integrare e garantire le prestazioni all’interno di queste strutture, reperendo, con la massima tempestività, personale infermieristico, OSS, etc. garantendo una dotazione integrale dei DPI indicati nelle varie disposizioni del Dipartimento.

Una delle ipotesi percorribili è quella di reclutare il personale sanitario delle strutture private,  che hanno sospeso l’ attività per la situazione emergenziale e usufruiscono (o meno) di misure pubbliche di sostegno straordinario del reddito di lavoro (cassa integrazione, F.I.S.  etc.).

Tale personale dovrebbe essere messo a disposizione delle ASL o delle sedi provinciali della protezione civile o di altri organi che riterrà più opportuno individuare, al fine d’integrare l’assistenza necessaria alle strutture interessate.

Nei casi già accertati, in cui le ASL sono intervenute, in modo pur encomiabile, nell’assunzione della gestione straordinaria della struttura, si è registrata una pratica difficoltà di gestione, data dalla non conoscenza degli ospiti (spesse volte non collaboranti per i già citati problemi neurologici) ed anche un deficit di coordinamento delle attività.

Il protocollo operativo di emergenza, dovrà, pertanto, prevedere la figura del coordinatore dell’unità di crisi e l’obbligatorio coinvolgimento (pur da remoto se posti in quarantena) di figure operative della struttura (medico, caposala, responsabile OSS, Assistente sociale etc.), necessarie a fornire indicazioni pratiche nella gestione degli ospiti.

3– A seguito della sospensione di nuovi ricoveri disposta dal Dipartimento con la nota n° 197 del 10/03/2020, ad eccezione delle DOP (dimissioni ospedaliere protette), i pazienti già in lista d’attesa, per precedente valutazione e proposta di ricovero della competente UVM, non possono avere accesso nelle strutture, perché tali posti risultano nella disponibilità esclusiva degli Ospedali.

Dalle notizie in ns. possesso, le varie UVM distrettuali hanno ridotto o addirittura cessato ogni attività, con la conseguenza che i posti che si sono liberati dalla data del 10/03/2020 a tutt’oggi, risultano, in gran parte inoccupati.

E’ di ogni evidenza che non potendo, in alcun modo, le strutture intervenire in tali processi per assicurare il funzionamento delle UVM e l’acquisizione delle relative DOP, appare opportuno che le ASL remunerino la mancata copertura dei posti letto inoccupati a seguito della citata disposizione di codesto dipartimento, e per l’intera tariffa regionale (sia quota sanitaria che quota socio-alberghiera).

Un altro aspetto che non è stato disciplinato nelle varie note dispositive dipartimentali è quello relativo all’utilizzo dei posti letto contrattualizzati e non occupati, nelle strutture solo parzialmente contrattualizzate.

A questo proposito si precisa che, in tali strutture, la lista d’attesa è costituita, per lo più, da pazienti che, in qualche caso anche da molti anni, sono già ricoverati in forma privata nelle predette strutture, corrispondendo l’intera tariffa (sanitaria e sociale). Orbene, se la ratio della disposizione di cui sopra (quella di non consentire lo scorrimento della lista d’attesa) è quella di prevenire la diffusione del virus a seguito di nuovi e incontrollati ingressi, in tutti questi casi, è un accorgimento del tutto superfluo, perché trattasi di persone che sono già ospitate nella struttura da molto tempo e che attendono, con affanno, di avere un sollievo finanziario dalla compartecipazione della quota sanitaria.

Si chiede, pertanto, d’intervenire con una specifica integrazione dispositiva, chiarendo (alle ASL e alle strutture) che la sospensione dello scorrimento delle liste d’attesa per l’accesso nelle strutture contrattualizzate non opera nei casi in cui gli ospiti siano già ricoverati nei posti privati delle stesse strutture.

ASPETTI E QUESTIONI RILEVANTI PER LA CONTINUITA’ AZIENDALE

Immediatamente dopo le questioni e le problematiche innanzi affrontate, è nostro obbligo esporre le altre preoccupazioni che assillano, di questi tempi, senz’altro la generalità delle persone, ma, in maggior misura, chiunque abbia la responsabilità di dover garantire: la remunerazione del personale che continua la propria attività, il pagamento dei canoni di locazione degli immobili, quello dei fornitori (che in qualche caso è richiesto oggi in forma anticipata) il versamento dei contributi e prestazioni assicurative e previdenziali (per le società che hanno un fatturato maggiore di 2 milioni annui), etc.

Di contro, emerge una situazione di crisi della liquidità finanziaria, data da: il ritardo o il mancato  versamento delle rette di soggiorno private (paura o impossibilità di recarsi alla posta, in banca, o altre ragioni, a volte anche strumentali ), l’annoso ritardo della liquidazione da parte di (solo) alcune ASL  della compartecipazione sanitaria (ove presente), i posti non occupati nelle strutture a causa della sospensione dei ricoveri disposta da questo dipartimento (a fronte dei costi fissi generali e del personale) , etc.

Occorrono, quindi, misure straordinarie da parte della Regione Puglia, perché nessuna delle fattispecie sopra indicate, è coperta dalle misure straordinarie di carattere agevolativo, che ha assunto il governo nazionale.

Siamo qui, pertanto, accanto alle considerazioni sopra svolte, a riproporre, direttamente a Lei, Signor Presidente, quanto già proposto al Dr. Vito Montanaro, Direttore del competente Dipartimento:

  1. Assegnazione immediata di maggiori posti letto contrattualizzati alle RSA ed ex RSSA pugliesi per anziani e disabili, secondo straordinaria e (anche temporanea) contrattualizzazione dei posti richiesti con le istanze presentate il 31/01/2020 e conseguenti agli atti ricognitivi di cui alle DDGGRR nn. 2153-2154/2019, applicative dei RR.RR. nn. 4-5/2019, nelle more e fatte salve le procedure di verifica per l’accreditamento definitivo, oggi impraticabili.
  2. Acconto-anticipo, anche in misura percentuale dell’80-90%, della quota sanitaria a carico delle AASSLL, sui posti contrattualizzati di cui sopra, per un trimestre di attività;
  3. Sblocco dei ricoveri nelle strutture private e nei posti non contrattualizzati, sottoponendo a doppio tampone preventivo i nuovi ospiti, anche al fine di dare sollievo all’emergenza domiciliare che si è venuta a creare per tutte quelle persone che hanno perduto il sostegno assistenziale per la sospensione (obbligata o volontaria) delle prestazioni domiciliari. In subordine, remunerazione dei posti letto non occupati dalla data di sospensione di nuovi accessi, sino al termine della stessa.
  4. Ripresa immediata delle attività delle UUVVMM distrettuali, praticamente inattive, tranne pochi casi, attraverso riunioni collegiali, ove indispensabili, da effettuarsi da remoto, ovvero, assegnazione ai direttori di distretto di delega di funzione per disporre i ricoveri nelle strutture, senza preventiva UVM.
  5. Rimborso delle spese di acquisto dei DPI sin qui sostenute ed effettiva fornitura o rimborso delle future spese.
  6. Per le strutture contrattualizzate, recupero nel prossimo anno del budget eventualmente non utilizzato nel 2020, nonostante le liste d’attesa, per le ragioni di cui sopra.

Queste le proposte che Le chiediamo siano ponderate con l’attenzione che Le è propria e per le quali richiediamo un cortese ma celere riscontro, considerata la situazione emergenziale in corso.

  • AGESPI Piantoni
  • AIOP Salatto
  • ANSDIPP Castro
  • ASSoAP Margilio
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