MACCHIA (CGIL): ADESSO CI SONO LE RISORSE PER GLI IMPIANTI DEI RIFIUTI

La Puglia ha necessità di provvedere in autonomia allo smaltimento dei rifiuti e la prova è data dal fatto che la tassa per i rifiuti a Brindisi è tra le più care d’Italia.
Ed infatti, ricevendo il valore economico di inefficienza più elevato d’Italia – espressione cioè della differenza tra la spesa per il servizio di gestione dei rifiuti e il fabbisogno della popolazione o, che è lo stesso, la differenza tra quanto i Comuni hanno speso per il servizio e quanto invece avrebbero potuto spendere – Brindisi non riesce a rendere fruibile e conveniente un servizio necessario, ma che soprattutto dovrebbe essere pubblico.
La Regione Puglia, per il tramite della propria Giunta, al fine di rendere autonomo sul territorio regionale tale servizio, ha stanziato 16 milioni di euro, attinti dalle risorse ricomprese dal Patto per la Puglia.
Queste somme dovrebbero essere utilizzate – ovviamente pongo il condizionale perché quando si parla del ciclo dei rifiuti il condizionale è d’obbligo – per il finanziamento di 7 impianti di trattamento dei rifiuti sul territorio pugliese di cui: uno per il trattamento della frazione organica, uno per il trattamento del percolato, uno per il trattamento e il recupero dei rifiuti prodotti dallo spazzamento stradale, tre impianti per il trattamento e il recupero delle frazioni riciclabili, uno per il trattamento meccanico biologico per recuperare combustibile solido secondario (Css).
Il soggetto attuatore – a detta del medesimo provvedimento- dovrebbe essere l’Agenzia Territoriale per la gestione dei rifiuti (Ager) e questo elemento è fondamentale per la corretta soluzione della problematica.
La gestione del ciclo dei rifiuti deve essere fortemente attenzionata e quindi necessariamente posta sotto una gestione pubblica, con l’esclusione di qualsivoglia principio di lucro imprenditoriale sugli impianti.
A questo punto ci si aspetta che tutta una serie di impianti già esistenti, ma bloccati per svariate motivazioni, possano essere ripristinati e/o bonificati, in modo tale che non si aggiungano a quelli esistenti ulteriori siti.
Ma la preoccupazione principale rimane quella di non creare insediamenti che potrebbero ulteriormente inquinare un territorio già profondamente segnato da siti industriali fuori regola, e che nella allocazione degli stessi si verifichi l’incidenza diretta sulla popolazione limitrofa.
La scelta dei siti e la gestione pubblica degli stessi porteranno un risultato doppiamente positivo, sia in quanto al fattore economico – la gestione pubblica è certamente più sicura sotto vari aspetti – sia rispetto al fattore inquinamento – i nostri territori a vocazione agricola e turistica non possono permettersi impianti non attenzionati e scelti con criteri slegati dalla reale vocazione territoriale.

Il Segretario Generale f.to Antonio Macchia

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