OPINIONI. MAGNO SUI CAMINI DI TORCHIAROLO: “LE FROTTOLE HANNO LE GAMBE CORTE”

Le “opinioni” sui camini di Torchiarolo, come le “frottole” ….. hanno le gambe corte!

Mi ero imposto di esercitare un “silenzio mediatico” sulle varie argomentazioni che, in qualche modo, rispondono ai miei interessi scientifici, culturali e professionali; la presentazione del “Rapporto sulla Qualità dell’aria del 2017” da parte di ARPA ed, in particolare, la “contaminazione acuta” da particolato sottile che subisce Torchiarolo, mi porta a venir meno all’imposizione ed a fornire indicazioni in merito alle ultime vicende che interessano i Cittadini di Torchiarolo e…. non solo. Da tecnico e, nel qual caso da tecnico ambientale, sento la necessità di dover acquisire certezze scientifiche, ancor prima di esprimere giudizi definitivi; il caso della contaminazione della matrice “aria-atmosfera” di Torchiarolo è uno di quelli che merita la massima attenzione ed il maggior numero di riscontri analitici possibili, anche in virtù dei raffronti che si riverberano sui tassi di morbilità e mortalità della popolazione residente. Pur con la gran mole di studi e rapporti effettuati, si continua a considerare i “camini domestici” delle abitazioni poste nell’intorno della centralina di monitoraggio posta in Via Don Minzoni, in Torchiarolo, quali responsabili della contaminazione; ritengo, invece e fino a quando non si saranno effettuati tutti gli interventi di monitoraggio richiesti dallo scrivente e non attuati, che tali Cittadini siano solo oggetto di uno sport molto comune dalle nostre parti, quello di trovare “capri espiatori” e nascondere e/o camuffare, con ciò, la realtà e le responsabilità di altri. Da oltre 4 anni, congiuntamente e grazie all’Avv. Dario Lolli e per incarico dell’Amministrazione comunale di Torchiarolo, mi prefiggo la necessità di fornire certezze in merito all’origine dell’inquinamento che ha “anche” una componente riveniente dalla combustione della “biomassa fresca” nei camini domestici, ma che è decisamente inferiore a quel 92% dogmatizzato da ARPA e Regione Puglia; la stessa documentazione di ARPA, fra le tante prodotte e tutte di evidente rilievo scientifico, mi hanno portano ad identificare il contributo al PM10 della combustione della biomassa, nell’ordine del 7,76 %, altro che 92%. Uno degli strumenti utili ad identificare le fonti di contaminazione e migliorare la qualità decisionale complessiva è il “processo” di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) che, fra l’altro, ha l’obiettivo di valutare gli effetti ambientali dei Piani o dei Programmi, prima della loro approvazione (ex ante), durante ed al termine del loro periodo di validità (in-itinere ed ex post); questo è proprio il caso del “Piano di Risanamento della qualità dell’aria di Torchiarolo”, per il quale la Regione Puglia ha ritenuto non fosse necessaria la VAS e che ha visto l’opposizione, nelle sedi amministrative, del Comune di Torchiarolo. Nella procedura amministrativa, l’Avv. Dario Lolli, per la seconda volta giunge al Consiglio di Stato che, a tal proposito ed adeguatamente, ritiene necessario affidarsi ad un qualificato “Verificatore” (CTU), ponendogli il quesito che si riporta: “ Ai fini del decidere il Collegio ritiene necessario disporre una verificazione tendente ad accertare quale sia l’origine del superamento dei limiti di PM10 riscontrati dalle centraline di rilevamento della qualità dell’aria installate nel Comune di Torchiarolo e, in particolare, se il detto superamento possa essere determinato e in che misura, dalla “combustione di legna legata alle attività agricole stagionali ed utilizzo di biomassa legnosa negli impianti di riscaldamento residenziali”, ovvero se il rilevato stato d’inquinamento dell’aria possa ascriversi ed in che misura, alle emissioni provenienti dalla centrale termoelettrica di Enel Produzione s.p.a. ubicata nella vicina località di Cerano o di altri stabilimenti inclusi nell’area industriale di Brindisi”. Finalmente si entra nel merito dell’origine della contaminazione ed ai buoni intenti del Verificatore, si aggiungono anche le mie richieste di integrazioni analitiche; il quesito posto dal Collegio amplia la verificazione all’incidenza sullo stato di contaminazione dell’area del Comune di Torchiarolo, oltre che alla centrale di Cerano, anche agli impianti che immettono inquinanti in atmosfera posti nell’aria industriale di Brindisi, appesantendo, con ciò, le oggettive risultanze alle quali deve giungere il Verificatore, ma rispondendo anche agli obiettivi del processo di VAS. L’opposizione da parte del Comune di Torchiarolo, tramite l’Avv. Lolli, si sviluppa “contro” le erronee certezze di ARPA Puglia, della Regione e della stessa ENEL Produzione Spa (invocata ad opporsi dai richiamati Enti) che la “contaminazione acuta” da PM10 sia dovuta quasi esclusivamente alle emissioni dei camini domestici alimentati da biomassa fresca.
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Contaminazione che persiste nel 2017 (40 superamenti nel 2017, rispetto ai 35 di limite) pur avendo il Comune installato ben 38 filtri a seguito di una convenzione sottoscritta con ENEL Produzione spa, che si impegnava, entro il limite di 220.000 euro, a realizzare una campagna di pulizia delle canne fumarie degli impianti oggetti dell’intervento, l’acquisizione e l’installazione di filtrazione dei fumi, con certificazione della corretta installazione. Con tutto ciò realizzato, appare “strano” che i superamenti annuali delle concentrazioni di PM10 siano ancora addebitabili ai filtri dei camini posti nell’intorno della centralina di monitoraggio; così come “strana” è la giustificazione che va adducendosi in merito alla funzionalità di tali filtri, per i quali in un solo caso su 38 installazioni, si è verificato il malfunzionamento con produzione di un fluido catramoso. Del resto, va citato un altro episodio emblematico che ha caratterizzato il periodo natalizio del 2015, allorquando vigeva l’Ordinanza n. 71 del 14/10/2015 relativa al “divieto di accensione caminetti e stufe a legno” e tutti i camini posti nell’intorno della centralina di Via Don Minzoni erano spenti (erano stati forniti altri sistemi di riscaldamento messi a loro disposizione dall’Amministrazione comunale). Ebbene, pur con tutti i caminetti spenti, dal 14/10/15 al 31/12/15, in soli 76 giorni si sono registrati nella centralina di Via Don Minzoni, ben 32 sforamenti di PM10 oltre il limite di concentrazione di 50 µg/Nmc; a ciò si aggiunga che, su richiesta dell’allora Sindaco di Torchiarolo, in data 23/12/2015 e nelle ore serali fra le 20,30 e le 22,30, con vento proveniente da NNO e quindi “sottovento” rispetto ai fumi della centrale di Cerano e dell’area industriale di Brindisi, ARPA mediante l’uso di un monitor portatile, ha verificato le concentrazioni di PM10, rilevando concentrazioni, in prossimità della centralina di monitoraggio di Via Don Minzoni, in uno range fra 118 – 350 µg/Nmc ed in zona periurbana (Via Carso e Via Fanin), concentrazioni comprese fra 132 e 300 µg/Nmc. Dopo tali gravi rilevazioni, non risulta sia stata mai attivata, dagli Enti competenti, alcuna azione mirata alla salvaguardia della salute dei Cittadini, anche in virtù del fatto che l’EPA (Ente per la Protezione Ambiente americano) “fissa in 150 µg/Nmc il limite oltre il quale possono manifestarsi, in soggetti sensibilizzati e vulnerabili (anziani e bambini), disturbi dell’apparato respiratorio e situazioni di rischio alle quali può essere esposta la popolazione”. Eppure tutti i caminetti e le stufe a legno domestiche, rientranti nella perimetrazione dell’Ordinanza sindacale, erano spenti! Ed allora da dove proveniva l’abnorme quantità di PM10 se non da una fonte emissiva esterna al territorio comunale? In definitiva, il Verificatore nominato dal Consiglio di Stato, nella propria relazione conclusiva ed affidandosi soltanto alla gran mole di documentazione prodotta da ARPA, da Enel e dallo scrivente, nell’applicare una metodica del tutto compatibile, è giunto a dare un senso “quantitativo” all’incidenza della combustione della biomassa fresca dei camini domestici alla concentrazione di PM10 stimando che: in area urbana è del 35% ed in area periurbana è del 25%. Ben altra cosa rispetto al 92%, dogmaticamente sostenuto dagli Enti, ma ancora lontano da quel 7,76%, da me rilevato dall’analisi della documentazione in atti. Ora spero e mi auguro che il Collegio del Consiglio di Stato, nella prossima e definitiva udienza del dicembre 2018, possa confermare e convalidare l’opposizione del Comune di Torchiarolo alla mancata attuazione del processo di VAS sul “Piano di Risanamento Ambientale” di Torchiarolo, divenuto un caso nazionale e permettere, quindi, che, attraverso anche le integrazioni analitiche richieste dall’Avv. Lolli, si possa giungere a definire quale e quanta è la responsabilità dei Cittadini di Torchiarolo e quanto veritiera è la diffusa opinione che siano i camini domestici, ben consci che le “frottole” …… hanno le gambe corte.

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