ORDIGNO – IL BILANCIO DI UNA STORIA A LIETO FINE, MA CON QUALCHE ASPETTO POCO CHIARO..

Siccome abbiamo deciso di non buttare il cervello all’ammasso, qualcosa vogliamo aggiungerla sulla vicenda dello’ordigno ritrorvato nel parco della Multisala Andromeda. Ai leoni di tastiera che combattono la triste battaglia del “pro o contro il sindaco”, diciamo subito che il discorso non ci interessa. Vogliamo solo dire come la pensiamo, ancora una volta.

Partiamo dalla fine: la complessa macchina organizzativa messa in piedi dalla Prefettura e dal Comune di Brindisi ha funzionato alla perfezione. Nessuno si è fatto male, non si sono registrati incidenti o furti in appartamenti ed è stata prestata la massima assistenza a ciascun cittadino che l’ha chiesta. Il merito è del Prefetto, del Sindaco, dei vertici delle forze dell’ordine, dei volontari della Protezione civile, dei sanitari e di chiunque altro ha fornito il proprio contributo alla buona riuscita dell’operazione. Un grazie particolare spetta anche alla città di Mesagne che ha offerto ufficialmente piena ospitalità a migliaia di brindisini, con in testa il sindaco Matarrelli.

E poi ci sono loro, gli artificieri, che anche in questo caso non hanno sbagliato un colpo, come in centinaia di altre occasioni. Sono dei grandi professionisti che agiscono a sangue freddo e con una enorme preparazione. L’ordigno è stato disinnescato e poi fatto brillare stamattina all’interno di una cava.

Insomma, una grande prova di efficienza ed anche una grande prova di maturità da parte dei cittadini di Brindisi che hanno rispettato quanto dettato con una ordinanza dal sindaco Rossi.

Detto questo – e ribadito che sono stati tutti bravi – torniamo a porci un problema: come mai non è stata ipotizzata una soluzione meno impattante rispetto a questa? Ci si è resi conto che per un ordigno di “soli” 40 kg di tritolo è stata messa in piedi la più grande evacuazione di civili dal dopoguerra ad oggi?  Certo, ci risponderanno che esisteva un protocollo Nato e che le indicazioni sono state fornite dagli artificieri. Ma sarebbe bastato valutare soluzioni altrettanto sicure senza far muovere da casa almeno 35-40.000 persone delle 53.000 interessate dall’evacuazione. In moltissimi casi, infatti, è stato ritenuto più sicuro far tappare in casa la gente, vietando di uscire per le due ore necessarie per disinnescare l’ordigno. Del resto, non esiste al mondo che 40 chili di tritolo possano distruggere centinaia di edifici. A Brindisi, invece, è mancato un pizzico di decisionismo per interpretare in maniera meno restrittiva le indicazioni ricevute. Tutto qui. Nessun dramma. Ma si sarebbe potuto fare diversamente e chi lo ha scritto non può essere certamente definito un disfattista o un nemico del sistema.

Quello che, invece, proprio non si può digerire è la storia dei bronzi e degli altri reperti del museo Ribezzo. Evacuati anche loro. Pazzesco! Che cosa pensava la Sovrintendenza? Che ci sarebbe stata un’onda d’urto di tale entità da danneggiare i reperti? Che sarebbero saltati in aria gli edifici? Ma prima di dar vita ad un intervento così impattante e costoso perché non si è letto per bene quanto scritto dagli artificieri? E adesso i bronzi – dopo oltre 24 ore dal cessato allarme – perché non sono ancora tornati al loro posto?

Intervenga con decisione il Sindaco, anche nella sua veste di Presidente della Provincia, per chiudere in fretta questa vicenda grottesca.

 

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