REFERENDUM: LA POSIZIONE DI AREA POPOLARE CON MIMMO DE MICHELE

Ecco il documento a firma del vice coordinatore provinciale Mimmo De Michele:

Come posso non condividere il parere “apolitico”, secco ed autorevole di Vittorio Sgarbi: “Vince il perdente; questo perché il fronte del No nel momento in cui ha vinto ha perso. Nessuno di loro  si può alleare con un altro; il No è l’inizio e la fine della loro vittoria. Dopo quel No non c’è la possibilità di ricostruire nient’altro. Renzi può ripartire dal 40% per farsi eleggere e governare l’Italia”. Come Area Popolare ci abbiamo creduto, e ci crediamo ancora, nella ratio di questa riforma, nel suo spirito innovatore e di reale cambiamento della democrazia. Ma presto si è capito, nelle dinamiche nazionali e locali, che non sarebbe stato un voto squisitamente referendario, ma un voto di condanna a Renzi ed al suo Governo; un voto, nei più,  privo di convinzione ideologica o partitica, ma un semplice ed assoluto comando: annientare il Renzismo. E Qualcosa lo aveva percepito lo stesso Renzi che, negli ultimi giorni, ha cercato, vanamente, di recuperare, con una presenza costante ed aggressiva nei mass media. Non ha vinto il fronte del NO alla riforma costituzionale, non hanno vinto Silvio Berlusconi, Beppe Grillo, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Massimo D’Alema: quest’ultimo, sintesi della vecchia nomenclatura politica, ripreso a brindare con i suoi peones la vittoria del NO, dando uno spettacolo mortificante e tetro del suo modo di intendere la politica, e cioè annientare il nemico. Ma non mi meraviglio, da nostalgico socialista della prima repubblica, perchè questo è stato per decenni il suo modus operandi, anche con avversari politici che resteranno sempre degli statisti, dei veri leader, e non piccoli ometti di “botteghe”. Certamente a loro l’onore delle armi, l’aver condotto fideisticamente la loro partita politica: ma non sono loro i vincitori. Piuttosto lo sconfitto è Renzi. E’ accaduto esattamente quello che è successo negli Stati Uniti dove Donald Trump, fuori da ogni pronostico, è il nuovo inquilino della Casa Bianca. Ma gli americani, soprattutto quelli arrabbiati, non hanno tanto detto SI a lui, quanto hanno detto no alla Clinton.
Ora, Ovviamente, la palla passa nelle mani di Mattarellla, confidando  nelle sue capacità e nella sua sapienza: politico scevro da gesti clamorosi, ma che nasconde nel suo DNA decisione e fermezza, scuola morotea: quel Moro che sapeva essere collante autorevole della democrazia partitica. In questo tsunami referendario, vale la pena di ricordare i problemi ancora esistenti. La legge di Bilancio 2017, per esempio, già votata dalla Camera, il testo passa al Senato. Lo stesso Ministro Padoan ostenta ottimismo: non eccessivo per la verità. C’è il nodo Giustizia, contenzioso sempre vivo. Materiale bollente, insomma, esplosivo; ecco perché , è da credere, che all’interno del PD si assisterà, tra breve, a un sanguinoso regolamento di conti. Ma questo appartiene alla intimità di un partito, alle sue componenti, alla sua democrazia interna. C’è chi sostiene che in ogni caso vince la democrazia perché il popolo, tutto, ha democraticamente deciso. Io ritengo, invece,  che i veleni di questa campagna elettorale non ci hanno messo nella condizione per un convincimento etico, morale, politico sul cambiamento di forma e sostanza della nostra Costituzione, e di conseguenza della nostra democrazia. Il SI o il NO è andato oltre l’iniziale significato:  il quesito nella scheda è sempre stato un altro: “volete ancora, o non volete più Renzi a palazzo Chigi?”. Si è,  concretamente, lavorato per snaturare il significato del referendum, trasformandolo in un processo mediatico sull’operato del Premier e del suo governo in carica; stimolando gli istinti addominali di un cittadino, lacerando l’opinione pubblica più di quanto già non sia. Ma il popolo è sovrano, e va rispettato. Come Area Popolare ritengo, e concludo, che della sconfitta al referendum, di un voto caratterizzato da un profilo molto politico, rimane in campo un dato certo: ovvero quegli oltre 13 milioni di consensi espressi con il sì alla riforma costituzionale. Si tratta di numeri importanti, più del 40 per cento degli italiani hanno creduto in Renzi, ma anche nel nostro corretto e fedele operato e sostegno al governo.

Da questo prezioso viatico dobbiamo ripartire, con il nostro leader Angelino Alfano, con tutti le nostre risorse e competenze, valorizzando la centralità dei territori e delle istanze sociali, recuperando quel vigore necessario per ritornare alla guida forte ed autorevole del nostro paese.

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