ULTIMO E IMPERDIBILE APPUNTAMENTO DELLA RASSEGNA TEATRALE “VOCI, LUCI & OMBRE”, A CURA DEL TEATRO DELLE PIETRE DI MARCANTONIO GALLO E FABRIZIO CITO

“Il signore mi ha rivelato essere un suo disegno quello di fare di me il suo frate pazzo”. Comincia così la storia di San Giuseppe Desa da Copertino, il santo che sapeva volare. Boccaperta lo chiamavano, perché era sempre incantato, con la bocca spalancata di meraviglia. Correva in mezzo gli ulivi, saltava i fossi, e tornato a casa rovesciava dalle tasche cicale e lucertole, creature tutte vive che si mettevano a volare, si posavano sulla farina, entravano nella matassa di lana, s’infilavano nella paglia che faceva da letto, e la madre piangeva per un figlio così perso. Ma quel figlio presto, avrebbe imparato a volare.

La rassegna teatrale “Voce, Luci & Ombre” giunta alla sua seconda edizione, si chiude il 28 aprile con il reading teatrale “Boccaperta” che si terrà nella Chiesa del Cristo alle ore 20. Anche quest’anno sostenuta da Enel, col patrocinio dell’Arcidiocesi di Brindisi e la collaborazione di BrindisiTime, la rassegna ha messo in scena cinque storie in altrettanti luoghi sacri di Brindisi, che sono diventate “teatro” per una notte.

Boccaperta racconta la storia di San Giuseppe da Copertino, controversa figura dell’immaginario religioso. Nella devozione cattolica viene chiamato il santo dei voli, in quanto, secondo le cronache del tempo, avrebbe compiuto vere e proprie “levitazioni” in stato di estasi, che gli procurarono pure un processo dinanzi al Santo Uffizio per abuso di credulità popolare, dal quale però venne assolto.

Carmelo Bene, in un suo studio, racconta che Giuseppe da Copertino fu un personaggio amato e odiato allo stesso tempo. Sempre circondato da poveri, chi orbo, chi storpio, chi deforme, questi si aggrappavano alla sua tonaca e lui se li portava in alto, salvo poi lasciarli sfracellare al suolo quando la presa dei malcapitati veniva a mancare. Prendendo spunto dalla sceneggiatura per un film mai realizzato da Bene, il reading racconta ed evoca attraverso il solo ausilio della parola e della musica, una storia strampalata e poetica insieme.

Narra la tradizione popolare che il frate si risvegliava quasi sempre in cima al cornicione di una chiesa o sopra un ramo d’ulivo, in posizioni molto precarie. Analfabeta totale, parlava da ignorante eppure raggiungeva il cuore dei fedeli. Quando morì venne disteso su un catafalco, appena coperto da un velo, ed esposto ai fedeli. La ressa nella cattedrale fu tanta e tale che scoppiò improvviso un grande incendio. Fu una carneficina: morti, ustionati. Ma il cadavere di frate Giuseppe da Copertino rimase intatto. Per fanatismo devozionale gli fu asportato il cuore e tagliato un dito.

“Senza soffermarci troppo sulla questione della “santità” – la chiesa aspetterà duecento anni prima di farlo santo – “il reading prende spunto proprio dall’atipicità di San Giuseppe da Copertino, “illetterato te idiota” e diventa il motivo principale per un excursus nel sud dei santi, poeti e leggende. Il fanatismo devozionale di cui fu oggetto ci ha portati a una scelta inusuale in merito alla narrazione verbale ma soprattutto musicale, attraverso un abbinamento azzardato di cui però non vogliamo anticipare nulla. Ma va detto però che questo reading anticipa l’idea di recupero delle tradizioni che svilupperemo per la terza edizione della rassegna teatrale.

Se quest’anno infatti il tema centrale è stato il viaggio interiore alla ricerca del sé, e da qui quindi l’idea di comporre una serie di “mappe emotive” – titolo dato alla rassegna 2017/18 – attraverso gli spettacoli, per la prossima stagione lavoreremo sul credo popolare e la spiritualità. Ma abbiamo due importanti progetti in corso, uno che riguarda Virgilio in collaborazione con la dott.ssa Anna Cinti e l’altro che riguarda molto da vicino Ulisse nelle sue varie vicende. Ovviamente, scrivendo noi i nostri spettacoli, non faremo un copia/incolla delle poesie di Virgilio oppure dell’Odissea di Omero ma andremo a fondo del carattere dei personaggi che abbiamo scelto di rappresentare, attraverso uno studio che è in corso da quasi un anno (ricordiamo che il progetto sui greci ha visto la luce insieme ai detenuti della Casa Circondariale di Brindisi l’anno scorso, e che è stato già presentato un breve estratto di venti minuti all’interno del carcere stesso, mentre una anticipazione di Virgilio è stata presentata sulla terrazza del Museo Faldetta proprio a ridosso della Scalinata Virgilio).

“Ci piace pensare che pur avendo perso la connessione con noi stessi” dice sempre Gallo, “abbiamo a disposizione nuove mappe per muoverci sui sentieri delle emozioni. Boccaperta infatti attraverso l’affabulazione prova a riconnettere i fili dell’interiorità e della riflessione. L’intera rassegna ha avuto questa connotazione, ogni reading e spettacolo è stato pensato come una specie di tappa per la ricerca del sé. Abbiamo riflettuto sul silenzio, la maternità, l’assenza della fede compensata dall’arte e la mancanza d’amore che spesso connota negativamente  il nostro tempo”.

“Non è facile oggi confrontarsi” aggiunge Fabrizio Cito, “siamo sempre più spesso nascosti dietro i nostri computer. Ma attraverso il teatro abbiamo la possibilità di ridisegnarci emotivamente. Il teatro in questo senso ha ancora una sua funzione specifica. In questa rassegna l’intento è stato proprio quello di traghettare chi ascolta dentro un mondo celato, e di togliere metaforicamente le lenti deformanti della nuova socialità, – spesso più esteriore – e tornare a vedere e sentire con il proprio cuore.

M. Antonio Gallo

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