A LUIGI TRISOLINO IL PREMIO LETTERARIO “LE PAROLE DELLA POESIA 2017”


È con grande soddisfazione che riportiamo la notizia di questo grande successo di Luigi Trisolino, un traguardo veramente importante. Nel mese di agosto, avevamo già seguito questo giovane scrittore molto talentuoso, in occasione della presentazione del suo libro:”Culla sull’oblio” e, adesso, questo bellissimo componimento poetico, denso di emozioni che non possono lasciare indifferenti. Luigi suggerisce di leggere i versi con calma, lentamente, ascoltando il ritmo della propria voce, così da aprirsi a tutte le emozioni che il componimento può regalare. Uno scrittore sensibile, delicato, profondo. Complimenti Luigi Trisolino, sentiremo parlare di te e ti aspettiamo presto a Brindisi, magari per ascoltare i versi letti da te e condividere, così, le tue sensazioni. Anna Consales

IL LAMENTO DELL’OBLIO
di Luigi Trisolino
Ancòra affanni,
dopo il peregrinare folle
sui seni bollenti del destino.
La mia coppa di vino tace
invecchiando, persa fra le dita cogitanti.
Afa di ghiaccio quaggiù, non basta una vita.
Non sei nata, amica mia, per essere schiava.
Martire e oggetto vischioso,
scheletro mutilato e carne per bruti fuochi.
Non posso pensare senza graffiarmi
con le mani la fronte, amica mia,
al tuo seno d’altri offeso, coi capezzoli infranti nel pianto.
Questa parte di te che dimora
sotto la pelle di noi nomadi pellegrini
con gli animi randagi, o amica mia,
dondola l’acido vino nella mano tramante.
Mi siedo
come s’una nuda fresca roccia primordiale
accanto al mio vulcano incerto:
nella ferita trovo il vuoto. Lo annuso.
Ho bisogno di capire, non si può ormai fuggire.

Scalciante il mio oblio,
sul suo terreno fragile m’accingo già alla caccia.
In memoria del tuo sangue
traboccante il vino conta, sul mio costato colando,
le innumerevoli schegge di ossa
in direzione del cuore.
Vorrei lasciar gli arpioni predatori
e andare a pesca soavemente, nell’immenso del mio io.
Trovare te, amare sempre e solamente te,
scompigliare come ricci capelli al vento
i rottami del mio calcolo, omicida del tuo amore.
Ma ora amo i superstiti brandelli
del mio ardore scomposto, disperso oltre l’oblio.
L’orizzonte m’ama, mi desta,
mi scansa per far posto a nuova vita.
Da quando l’eterno amplesso con il cielo
come brezza mi carezza folle e balzante,
schietto e pulsante mi respiro.
Perdo il conto delle ore: il mio tempo è un compagno di guerra
ferito, tradito dal mio stesso inconsapevole
masticar di pensiero, sotto le stelle.
Elevo una speranza sulla via: che amar si possa
un’altra volta ancora;
ch’io non confonda la tua morte
con la vita mia, né il ricordo di te
con le mie pallide e godenti rotte di quest’oggi.
Ma una notte
la luna mi cadrà addosso
ovattando sulle mie nudità anelanti,
come un diamante proibito in attesa di brillare.
Bevo il succo dell’infinito, intanto,
sugli stracci di brune nubi smarrite,
quaggiù.

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