ATTI TEPPISTICI ALLA PACUVIO: LA RISPOSTA DI UNA INSEGNANTE DELLA STESSA SCUOLA

Oggi a scuola era prevista la realizzazione di un video di sensibilizzazione alla sindrome dell’autismo; era stato poi programmato uno degli incontri organizzati nell’ambito del progetto legalità; alcuni ragazzi di seconda avrebbero dovuto ultimare la costruzione di un modellino in 3d della cellula vegetale. Nel pomeriggio tutti i docenti avrebbero preso parte a un corso di formazione importantissimo, mentre l’orchestra della scuola sarebbe stata impegnata nelle prove per il saggio di fine anno. E invece, ce ne siamo andati tutti a casa. Con la tristezza dentro. Sì perché chi ha commesso quel gesto stamattina ha attentato al nostro lavoro, ai nostri programmi quotidiani, ma non solo: ha attentato alla voglia di fare di decine di ragazzi, al loro desiderio di imparare e di scoprire. Ed è questa la cosa che più ci lascia amareggiati. Ci fa male sapere che ci siano persone così “povere” dentro che, pur di avere dieci minuti di “gloria”, (perché è questo che credono di aver ottenuto i vandali che hanno agito stamattina), siano disposti a calpestare i diritti di molti altri, offendendoli spudoratamente. Credo, però, che di questo (come spesso accade) abbiamo colpa innanzitutto noi adulti che evidentemente non riusciamo a imprimere nell’animo dei nostri figli l’amore per l’istituzione scuola, non soltanto intesa come fonte di sapere, ma soprattutto come luogo che appartiene a ognuno di noi, come seconda casa, come posto sicuro, protetto. A chi ha compiuto quel gesto così vile stamattina, volevo dunque dire che ci siamo sì rimasti male, ma che la cosa non ha scalfito minimamente la passione che abbiamo per il nostro lavoro e per le nostre aule. Domani saremo ancora lì e riprenderemo da dove avevamo lasciato: gireremo quel video, ascolteremo la prossima lezione di legalità, finiremo quel laboratorio in 3d, saremo tutti presenti a quel corso di formazione e proveremo mille volte con l’orchestra per lo spettacolo di fine anno. E saremo certamente più forti e orgogliosi di ieri.
Veronica D’Aprile
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