CAVALERA, FI: “NON SONO DISPOSTO A INCIUCI CON CHI HA TRASCINATO LA CITTÀ NEL BARATRO”

Nel discorso pronunciato all’atto dell’insediamento in Consiglio Comunale, rivolsi al Sindaco l’accorato invito ad un dialogo aperto, franco, costruttivo e scevro da condizionamenti ideologici con tutte le forze di opposizione, persuaso, come lo sono tutt’ora, che un costante confronto, sui temi cruciali della vita sociale ed economica della città, avrebbe rappresentato un’occasione unica per fare sintesi e dare ai cittadini risposte concrete ai tanti problemi rimasti irrisolti. In una parola: restituire dignità alla politica!
Misi in guardia il Sindaco dal pericolo che sarebbe derivato laddove avesse adottato decisioni fondamentali per il futuro della città di Brindisi in modo solitario ed autoreferenziale, sottraendosi alla discussione con le forse politiche di opposizione che rappresentano le ragioni di una parte consistente della comunità locale.
Furono queste le motivazioni che mi indussero (fatto unico, mai accaduto in passato), unitamente ad altre forze politiche (che evidentemente compresero lo spirito del mio appello) a non esprime un voto contrario alle linee programmatiche presentate dal Sindaco, convinto che il contraddittorio tra le diverse sensibilità politiche avrebbe consentito all’Assise comunale di esercitare pienamente il potere di indirizzo e di controllo politico ed amministrativo.
Un’apertura di credito al programma dell’amministrazione in un momento particolarmente delicato per la città.
I fatti accaduti in questi anni dimostrano, tuttavia, che quell’invito è rimasto inascoltato al pari del grido d’allarme che ho lanciato allorché, dalle pagine della stampa locale, denunciavo un sistema di democrazia sospesa ed un totale scollamento tra l’azione amministrativa della giunta e la stessa maggioranza consiliare, chiamata, il più delle volte, ad una mera ratifica di decisioni preconfezionate ed assunte, senza alcun preventivo dibattito politico, tra le quattro mura della stanza del Sindaco.
Rossi, convinto, come sempre, che egli solo fosse in grado di traghettare la città verso una nuova era di progresso e di sviluppo sostenibile, non ha mai convocato un tavolo di confronto con l’opposizione, né ha mai aperto una linea di dialogo con gli esponenti politici nazionali del territorio, né mai è stato capace, con la saccenteria politica che l’ha contraddistinto in questo periodo di governo, di entrare in sintonia con le forze sociali e con i vari interlocutori della città.
Un metodo che, a sentire l’intervista rilasciata dall’assessore dimissionario D’Errico, Rossi non ha risparmiato neppure ai componenti della Giunta, incessantemente relegati, nonostante lo sforzo dimostrato, ad un ruolo subalterno che vedeva nella figura del Sindaco sempre più il centro decisionale.
Peraltro, in questi anni Rossi ha profuso un costante impegno nel coltivare, con chiunque la pensasse diversamente, uno conflitto arido, talvolta dai toni sprezzanti, non risparmiando nessuno e soprattutto perdendo di vista il compito a cui era stato chiamato dai cittadini.
Sempre più arroccato sulle sue posizioni, Rossi ha ripetutamente scaricato sulle passate amministrazioni, pure per molti versi criticabili, la sua inadeguatezza amministrativa e l’inefficienza di una azione politica ristagnante ed il diktat da ultimo rivolto indistintamente a tutti i consiglieri (“il Consiglio deve assumersi le sue responsabilità”) la dice lunga sulla considerazione che egli ha dell’organo di indirizzo politico sul cui rapporto di fiducia si fonda l’azione amministrativa.
Ed allora, la mancata approvazione in giunta dello schema di bilancio, pure possibile nonostante il parere contrario del Dirigente dei Servizi Finanziari, rappresenta solo l’ultimo dei numerosi fallimenti di questa amministrazione che, pur avendo dato ampiamente prova di non essere in grado di assolvere al ruolo di governo, continua ad accordarsi, mentre la città sprofonda, meriti e risultati che nessuno, dotato di un pizzico di senno, riesce a cogliere.
Dalla mancata approvazione degli strumenti di pianificazione alla ostilità, tutta ideologica, verso le opere di infrastrutturazione portuale, passando dalla visione (se mai il Sindaco l’ha avuta) della politica industriale, l’esperienza dell’amministrazione Rossi è un fallimento colossale.
Il Piano Urbanistico Generale, al centro del dibattito durante la campagna elettorale e la cui approvazione era stata promessa nel volgere al massimo di un paio di anni, giace sulla scrivania del Sindaco dalla primavera del 2019 e tutt’ora, nonostante sia stato approvato all’unanimità un mio ordine del giorno che impegnava il Sindaco e la Giunta ad iniziare la discussione entro la fine del mese di dicembre dello scorso anno, alla commissione urbanistica non è pervenuto nulla.
Del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, presentato in pompa magna alla città dal Sindaco, accompagnato nell’occasione dal codazzo degli assessori, si è persa traccia e ne resta solo l’inutile chiusura al traffico di ampie zone della città in un periodo in cui occorreva, al contrario, dare respiro al commercio ed ai consumi.
Che dire del porto? L’ordine del giorno unitario, approvato dal Consiglio, che al momento della votazione ha visto l’abbandono, nonostante il Sindaco avesse garantito l’unità di intenti, dell’aula consiliare da parte di ben tre consiglieri di BBC, è stato oggetto di una avversione, tutta ideologica, che il Sindaco, pur avendolo approvato, non ha mai nascosto. Ne è derivato che le opere di infrastrutturazione, richieste con forza dagli operatori portuali, quali unica prospettiva concreta di rilancio del porto di Brindisi, sono tramontate e quella che per secoli è stata la porta d’oriente rischia oggi di trasformarsi in un acquitrino per le papere.
Sul tanto osannato Contratto Istituzionale di Sviluppo si è assistiti ad una vera pantomima. Dalla promessa, tutta elettorale, di un assegno di 250 milioni di euro che il Sindaco era pronto ad incassare si è giunti a dover prendere atto dell’assenza di fondi che, se mai dovessero essere previsti nelle future programmazioni, non confluiranno nei progetti per il capoluogo, bensì in quelli dell’area vasta, sempre che le schede all’epoca inoltrate dall’amministrazione non si traducano, come evidenziava l’opposizione, in un “progettificio”, per usare l’espressione del Ministro all’interrogazione formulata dall’On.le D’Attis grazie solo alla quale si è finalmente fatta piena luce.
Quanto alla politica industriale (la cui delega è in capo al Sindaco) non c’è molto da dire. In oltre due anni di amministrazione, la questione industriale non è mai stata affrontata nella competente commissione consiliare e non certo per colpa del presidente. Tuttavia, il Sindaco ha trovato il tempo di azzerare i rapporti prima con Confindustria, poi con gli imprenditori del settore e, per finire, con i sindacati ed i lavoratori, definiti dal gruppo consiliare di BBC “servi dei padroni”. Ciliegina sulla torta è stata la fuga in avanti culminata con chiusura dello stabilimento Versalis e con la (altrettanto repentina) retromarcia.
Lo stesso “approccio” metodologico Rossi ha utilizzato anche nei rapporti con il Dirigente dei Servizi Finanziari dapprima considerato risorsa utile per dare le gambe alla “operazione verità” che avrebbe riportato in equilibrio il bilancio e poi definito, nell’accezione deteriore del termine, come un “burocrate” attento solo a quadrare i conti pubblici.
Il punto cruciale sul quale Rossi non ha dato alcuna spiegazione in occasione della conferenza stampa è il motivo per il quale la Giunta non abbia adottato lo schema di bilancio, facoltà espressamente prevista dall’art. 49 del TUEL, alla quale pure in passato si è fatto ricorso, riportando per iscritto le numerose (ed a dire del Sindaco) fondate controdeduzioni in merito all’inconsistenza delle argomentazioni sottese al parere negativo di regolarità tecnica e contabile. Dire, come Rossi ha detto, che la spiegazione a ciò va ricercata nel fatto che egli ha chiesto l’intervento del commissario ad acta equivale ad abusare dell’intelligenza altrui, atteso che è evidente a tutti che il Sindaco ha subito il commissariamento, atto imposto espressamente dalla legge.
Laddove le scelte operate dal commissario si dovessero porre in aperta distonia con l’estrazione politica dell’amministrazione, la maggioranza consiliare avrà l’opportunità di riappropriarsi del proprio ruolo, dapprima emendando il bilancio nelle parti non condivise e poi procedendo alla votazione, anche contro l’eventuale ulteriore parere tecnico-contabile negativo, dando prova di coraggio nell’assumersi le conseguenze erariali che potrebbero derivarne.
Io non sono disposto ad inciuci con chi ha trascinato la città un in baratro senza precedenti.
Mantenere la poltrona non mi interessa. Mi interessa il bene di Brindisi.
Avv. Roberto Cavalera – Capogruppo di Forza Italia

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