RESIDENZE PER ANZIANI: LA PRIMA LINEA DIMENTICATA DA TUTTI, MA COSI’ UTILE AL PAESE…

E’ trascorso più di un anno da quando il mondo ha cominciato a tremare per gli effetti di un virus tremendo e sconosciuto. Le notizie che arrivavano dalla Cina erano drammatiche, ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare che proprio il nostro paese sarebbe stato al centro dell’attenzione del pianeta per gli effetti del covid 19. Ospedali stracolmi e cadaveri parcheggiati negli scantinati degli ospedali, in attesa di poter organizzare la sepoltura.

D’accordo, adesso stiamo peggio rispetto a marzo dello scorso anno (quantomeno in termini numerici), ma in quei mesi avvertimmo tutti un profondo senso di smarrimento perché di vaccino non se ne parlava (ovviamente), mentre le strutture ospedaliere erano inadeguate e sicuramente insufficienti.

Le drammatiche immagini della colonna di camion militari che trasportava morti, però, sono servite a poco. E’ bastato registrare un calo di contagi ai primi caldi estivi per mollare la presa e per farsi trovare in autunno forse più impreparati di prima (anche se con qualche letto ospedaliero in più).

In questo dramma a cielo aperto, però, c’è stato chi ha tenuto la barra dritta, facendosi carico di responsabilità che non gli appartenevano. Il riferimento è alle residenze per anziani (nelle varie articolazioni). Alle prime avvisaglie del dramma – nella consapevolezza che i primi ad essere colpiti erano proprio gli anziani – avrebbero potuto scaricare il peso delle responsabilità alle autorità sanitarie. Ed invece hanno stretto le spalle, si sono dotati  di ogni tipo di presidi sanitari (spesso senza alcun ristoro economico) ed hanno combattuto con i denti per proteggere i loro ospiti dai rischi del contatto con il coronavirus. Hanno adeguato le loro strutture, hanno sostituito il personale che si contagiava, in tanti hanno dormito nelle residenze per non far mancare mai l’assistenza necessaria a chi spesso non è in grado neanche di alimentarsi da solo. E poi hanno fatto quello che in tantissimi ospedali pubblici non avviene: hanno mantenuto con ogni mezzo i contatti tra i loro ospiti e le rispettive famiglie. Uno sforzo encomiabile, spesso addirittura commovente.

Certo, molti anziani hanno perso comunque la vita (principalmente coloro che soffrivano già di gravi patologie), ma senza queste residenze sarebbe stata una strage, soprattutto se gli anziani fossero arrivati in migliaia nei pronto soccorso e nelle corsie degli ospedali.

Proprio per queste ragioni ci saremmo aspettati che le prime dosi dei vaccini fossero riservate – oltre che al personale ospedaliero – agli operatori ed agli ospiti fragilissimi delle residenze degli anziani. Sarebbe stato più giusto ed avrebbe rappresentato certamente un maggiore veicolo di promozione rispetto ai vaccini iniettati a presidenti ed assessori regionali. E soprattutto avrebbe assunto la valenza simbolica di un “grazie” per chi continua a combattere con i denti per salvare vite umane.

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