La notizia dell’ultima ora parla della presenza del Ministro Stefano Patuanelli all’incontro convocato per il porto di Brindisi giovedì 6 febbraio a Roma. L’iniziativa è del Ministero dello Sviluppo Economico ed ufficialmente avrebbe dovuto coordinarla la sottosegretaria Alessandra Todde. Quella della presenza del Ministro, però, è molto più di una voce.
Con Patuanelli saranno tre i ministri – in soli dodici giorni – ad essersi occupati di Brindisi. Il primo è stato il Ministro agli Affari Regionali Francesco Boccia lo scorso 25 gennaio durante una iniziativa promossa da Puglia Sviluppo e, in particolare, dalla dirigente nazionale del PD Antonella Vincenti. Il secondo ministro è stato quello alle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli che, dopo Bari e Taranto, è giunta a Brindisi (anche in questo caso ha organizzato tutto la Vincenti) un po’ prima di prendere l’aereo per fare rientro a Roma. Il terzo sarà – come già detto – Stefano Patuanelli.
Una lettura superficiale di tali eventi porterebbe a dire (come purtroppo ha fatto anche il primo cittadino di Brindisi) che adesso siamo importanti (molto più del passato) perché giungono al nostro capezzale i ministri. Solo Dio sa quanto sarebbe bello se tutto questo fosse realmente corrispondente alla realtà.
Fino a questo momento, purtroppo, abbiamo sentito gran belle parole dai due rappresentanti del Governo, ma è evidente che non può bastare (non si possono considerare risultati accettabili gli interventi citati dai due compoenti del Governo. Ci vuole ben altro) ! Non ci pronunciamo su quello che accadrà il 6 febbraio al Mise, ma c’è il rischio concreto che si dia vita ad un’altra passerella, magari per parlare delle stesse cose già dette agli altri due ministri.
Il problema-Brindisi è talmente complesso da richiedere una sola cosa: la convocazione di un tavolo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per varare interventi speciali per la nostra città. Nè più e nè meno di ciò che ha fatto il Presidente del Consiglio Conte per Taranto (tanto per capirci). Occorrono risorse straordinarie, ma soprattutto una cabina di regia per affrontare e risolvere i tanti problemi collegati ai ritardi nella infrastrutturazione del porto ed alla riconversione della nostra economia a seguito del processo di decarbonizzazione.
Oggi c’è il rischio concreto che si trasformi tutto in una bella sfilza di promesse senza aggiungere qualcosa di concreto. E nel frattempo l’Autorità Portuale continuerà a penare per ottenere autorizzazioni (fino ad oggi fortemente frenate da pareri a dir poco discutibili, anche da parte dell’ente Comune) ed i finanziamenti già esistenti rischiano di tornare al mittente perché non utilizzati in tempo utile.
Ecco perché i brindisini dovrebbero fare qualche applauso in meno e magari rivendicare che sul porto di Brindisi è vietato a chiunque fare campagna elettorale. Facciano davvero qualcosa di concreto per la città e certamente gli elettori ne terranno conto. Ma senza prese in giro e soprattutto senza nascondere i problemi sotto il tappeto.