COVID – LA DISAVVENTURA DI UNA FAMIGLIA BRINDISINA. FALLE INSANABILI NELLA GESTIONE SANITARIA

La pandemia in atto ha insegnato tante cose, ha insegnato che si possono organizzare le vaccinazioni dando un orario ad ogni utente ed evitare code e attese dalle prime luci dell’alba, ha insegnato ad essere più pazienti e rispettare in silenzio e ordine il proprio turno, ha rispolverato le buone norme di igiene personale, insomma, ha insegnato ad essere cittadini migliori. Ma se da un lato la pandemia ha migliorato alcuni aspetti della vita quotidiana, dall’altro ha messo in evidenza falle insanabili della gestione sanitaria.
Riceviamo e pubblichiamo integralmente, la lettera firmata di una lettrice e della sua disavventura col Covid.
“Tre settimane fa mia figlia di 12 anni accusa malessere e febbre alta. Allertato il pediatra, si attiva immediatamente il protocollo Covid ed inizia il calvario per tutta la famiglia. La febbre della piccola nel frattempo, svanisce dopo due giorni ma lei è ancora in attesa di effettuare il primo tampone. Nessuna chiamata da chi è preposto, iniziamo allora noi a telefonare e dopo lunghe attese, anche un’intera mattinata, riusciamo a prenotarlo. L’esito inaspettato di positività innesca il seguito del protocollo con tampone per il resto della famiglia. Anche in questo caso appuntamento fissato solo dopo svariate telefonate nostre. Per fortuna siamo tutti negativi. Riceviamo intanto l’ordinanza di isolamento, i ragazzi, uno dei due con disabilità e necessità di frequentare in presenza, riprendono con la Didattica a distanza. Passano i giorni e ci avviciniamo ai famosi 10 di isolamento dei quali 3 senza sintomi richiesti dal protocollo per poter effettuare il secondo tampone…Inutile dirlo, nessuna chiamata da parte di chi avrebbe dovuto e allora di nuovo attaccati al telefono per ore intere per ottenere la data. Tampone per tutti: negativo, con sollievo e voglia di riprendere in mano la vita. Ci aspettavamo ovviamente l’ordinanza del “liberi tutti” che, manco a dirlo, tarda ad arrivare. E allora per l’ennesima volta proviamo a contattare l’unico numero dedicato all’emergenza Covid che rimbalza la nostra richiesta alla sorveglianza sanitaria che prende in carico l’istanza cui non c’è seguito immediato. Facciamo pazientemente passare la festa dell’8 dicembre e riproviamo a chiamare, questa volta un altro numero. Dall’altro capo del filo una persona molto disponibile che dopo due chiamate, riprende in carico la nostra istanza e la gira a chi di competenza per chiudere finalmente il cerchio. Ci comunica con entusiasmo che nella giornata di oggi (10 dicembre n.d.r.), avremmo ricevuto l’ordinanza. Alle ore 18 tutto tace ma nel frattempo, noi abbiamo contattato i Carabinieri per capire cosa fare. Scopriamo, con somma sorpresa, che io, mio marito e l’altro figlio, da sempre negativi, non siamo più negli elenchi delle Forze dell’ordine perché sono passati i 10 giorni previsti, che tradotto in soldoni, significa che saremmo potuti uscire già da un po’ senza rischiare multe e denunce, almeno noi ma non la bambina che attende ancora l’ordinanza. Peccato che nessuno sia stato in grado di rassicurarci in tal senso, ritardando, a questo punto, anche il rientro a scuola dell’altro figlio, oltre a causare disagi a tutta la famiglia.
Noi in questi giorni siamo stati inutilmente reclusi prigionieri non più del Covid che fortunatamente in casa nostra ha fatto un passaggio veloce, ma prigionieri di una burocrazia lenta e inefficace alla quale neanche una pandemia ha insegnato. Ci saremmo aspettati la stessa solerzia dell’invio dell’ordinanza di isolamento e invece siamo qui ad attendere ma ho voluto raccontare quello che è successo a noi e che a quanto pare succede ad altri, per far emergere le difficoltà e aiutare chi magari non è in grado di barcamenarsi nei grovigli di una sanità che se non fosse per i medici e personale sanitario di buona volontà che porta avanti reparti ed ospedali, sarebbe allo sfascio totale.”

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