Nota del consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani
“Bari e Napoli collegate in sole due ore, grazie all’alta velocità. Con l’abbattimento dell’ultimo diaframma nella galleria di Monte Aglio, nei giorni scorsi, il traguardo si avvicina e si scava un solco sempre più profondo fra Puglia centrosettentrionale e Salento in fatto di trasporto pubblico ferroviario. Secondo Vera Fiorani, amministratrice delegata e direttrice generale di Rfi, il prolungamento della rete ad alta velocità/capacità da Bari a Lecce non si farà perché la spesa non varrebbe l’impresa. Scarsi benefici in rapporto ai costi: questa la giustificazione che pretende di liquidare, calcolatrice alla mano, una disparità sempre più marcata fra i servizi ferroviari d’avanguardia concentrati su Bari e quelli di risulta riservati a Lecce, Taranto e Brindisi. Il trasporto ferroviario è un servizio pubblico, e come tale non si possono guardare coi paraocchi solo le cifre, ignorando l’utilità sociale dell’alta velocità da cui il Salento è tagliato fuori. Le lezioncine sui costi-benefici che ci propinano Fiorani e alcuni politici locali, che anziché difendere gli interessi di chi li ha votati si precipitano a sostenere le tesi contrarie, le conosciamo a memoria. Siamo stufi di sentirci ammansire con le promesse di velocizzazione della linea esistente, su cui viaggiare costa sempre di più a fronte di servizi scadenti. Invitiamo l’ad Fiorani a salire insieme a noi su un treno della speranza, senz’aria condizionata e con i servizi igienici fuori uso, con il cambio obbligato a Bari, che di fatto è diventata il capolinea dell’alta velocità, cancellando la storia che da sempre vede Lecce come stazione di testa delle Ferrovie dello Stato. Non ci interessa la prospettiva di un treno veloce Bari-Lecce, vogliamo l’alta velocità fino a Lecce. Ma nei piani di Rfi questo deve restare un miraggio, anzi un sogno proibito per il Salento. Pendolari, cittadini e turisti devono restare condannati a viaggiare sui convogli della speranza, con collegamenti sporadici e in orari scomodi, e con cambi treno obbligati spesso nel cuore della notte. Da dodici anni mi batto contro questa vergogna. A febbraio 2021 ho promosso un sit-di protesta alla stazione di Lecce, che ha visto una grande partecipazione collettiva al di là di ogni steccato ideologico. In Consiglio regionale sono state anche approvate all’unanimità due mie mozioni che impegnano il Governo della Puglia a battagliare per ottenere l’estensione dell’alta velocità/capacità fino a Lecce. Le risorse si possono trovare, se c’è la volontà politica. Se non ora, quando? Si è volutamente lasciato passare il treno dei fondi straordinari del Pnnr e del Piano nazionale complementare (con ben 4,6 miliardi a disposizione per compensare gli squilibri strutturali al sud), giustificando il lassismo con la scusa della scadenza obbligata del 2026 dei progetti da realizzare. Ma se si stringono i tempi della burocrazia e ci si concentra sull’obiettivo, finalmente si può rimettere il Salento sui binari dell’alta velocità. Invece nulla è stato fatto, complice l’inerzia di Emiliano e dei parlamentari salentini e pugliesi. Al nonsipuotismo rispondiamo con l’ostinazione e la forza di una battaglia di giustizia che siamo pronti a portare avanti con nuove iniziative e manifestazioni, sapendo di avere il popolo salentino con noi, stanco di essere trattato come figlio di un dio minore. Lecce, Brindisi e Taranto non sono periferia della Puglia, del sud e dell’Italia, sono il Salento. È da Santa Maria di Leuca che comincia l’Italia, ed è da Lecce e da Taranto che deve partire la linea ad alta velocità”.