Sull’argomento di possibili “ritorni” per il territorio derivanti dalla presenza di impianti energetici abbiamo ascoltato l’ex Presidente del Consiglio Comunale di Brindisi Nicola Di Donna:
Presidente, la commissione per lo sviluppo da lei presieduta, si è occupata dal 2005 al 2009 delle convenzioni con le società elettriche presenti in città, in modo particolare per quanto riguarda le ricadute sul territorio, ci spiega in che cosa consistevano?
La commissione si è occupata prevalentemente delle possibilità di ricaduta sul territorio e ristori, a carico delle aziende elettriche, da destinare direttamente ai cittadini. Fermo restando la garanzia per quanto riguarda la tutela della salute e dell’ambiente la commissione, nel corso di diverse audizioni con i vertici delle società propose, in particolare ad Enel, atteso che i loro impianti sono in esercizio da circa 40 anni, di riconoscere al territorio royalties pari ad un centesimo di euro per ogni kilowattora prodotto. Basti pensare che le centrali Enel, Edipower ed Enipower all’epoca dei fatti producevano complessivamente oltre 20 miliardi di Kilowattora l’anno. Spiegai personalmente ai responsabili delle aziende che le risorse rivenienti da tale accordo potevano essere “spalmate” sugli utenti del territorio nazionale; si trattava di applicare una maggiorazione di pochi centesimi in bolletta a coloro che non subivano i disagi e le preoccupazioni di chi aveva in “casa” le centrali. A mio avviso non credo che i cittadini di Belluno piuttosto che di Palermo avrebbero protestato nel farsi carico di tale insignificante onere in bolletta in quanto anche loro attingevano energia dalle nostre centrali. Si trattava di somme ingenti che sarebbero state utilizzate per l’abbattimento significativo di diverse tasse che gravano pesantemente sulle famiglie brindisine (tassa sui rifiuti, ticket vari ecc.) oltre a rimpinguare le sofferenti casse comunali. Inoltre formulammo richiesta di far pagare meno l’energia elettrica alle famiglie e alle aziende del territorio sotto forma di sconto pari al 30%, il tutto supportato dal parere favorevole dell’Ufficio Legislativo dell’Autority per l’Energia e Gas.
Certo che si trattava di una proposta senza precedenti che se accolta avrebbe potuto risolvere diversi problemi.
Devo dire che alcuni passi significativi furono fatti. L’Edipower dichiarò la disponibilità di riconoscere le royalties riservandosi di valutare la possibilità di praticare uno sconto sull’energia elettrica alle famiglie e alle aziende. Enel invece diede la disponibilità a farsi carico delle spese di energia elettrica per la pubblica illuminazione (circa 1.800.000 euro/anno) e prese tempo per valutare le ulteriori richieste ma percepimmo la sincera volontà di volere discutere fattivamente su quanto prospettato anche perché, presumo, non era loro intenzione aprire ulteriori contenziosi con il territorio in quanto era in corso la procedura ministeriale per il rilascio della Autorizzazione Integrale Ambientale (AIA). Quello fu un momento storico in quanto la Città di Brindisi aveva potere contrattuale senza precedenti, grazie anche al concreto e determinate apporto delle Organizzazioni Sindacali tutte, nessuna esclusa, che non hanno fatto mancare il loro contributo sia negli incontri con i gestori delle centrali che nella stesura della bozza delle convenzioni.
E’ molto interessante. Se ciò si fosse verificato quanto avrebbero risparmiato le famiglie e le imprese brindisine?
Gli uffici calcolarono un risparmio per ogni famiglia di circa 900/1000 euro l’anno e di circa 35.000/40.000 euro/anno mediamente per le imprese. Sarebbe stato, come vede, un notevole risparmio a vantaggio delle famiglie e aziende brindisine. Inoltre, mi piace ricordarlo, inserimmo nella bozza delle convenzioni una clausola a salvaguardia delle imprese locali addette ai lavori delle centrali. Spesso queste ultime venivano e vengono tuttora “prese per fame” dovendosi accontentare delle briciole dei sub appalti che alcune grandi imprese concedono pietosamente alle nostre aziende aggravando ulteriormente la crisi economica ed occupazionale
Perchè non se ne è fatto nulla?
La commissione che ho avuto l’onore di presiedere era composta in maniera paritetica tra maggioranza e opposizione da autorevoli esponenti politici che cito doverosamente e volentieri: Vincenzo Guadalupi, Cosimo De Michele, Giampiero Pennetta, Maurizio Masi, Vito Gloria e Antonio Monetti con i quali abbiamo lavorato seriamente a questo progetto e tutte le idee proposte furono frutto della collegialità seppur con qualche distinguo ma con un solo obiettivo: garantire reali ricadute socioeconomiche alla città.
A conclusione dei lavori la commissione sottopose alla discussione e valutazione del consiglio comunale una relazione completa delle proposte oggetto delle nuove convenzioni. Purtroppo, inspiegabilmente, non si riusciva a discutere e deliberare. Stranamente, ogni qual volta si doveva affrontare la questione, sistematicamente mancava il numero legale e di conseguenza il consiglio andava deserto. Francamente non riuscivamo a darci una spiegazione di quanto accadeva, anche se col tempo una idea che ha un nome me la sono fatta. Si chiama conflitto di interesse.
Si spieghi meglio
A distanza di tanti anni non ha senso additare presunti responsabili, ormai il danno e la beffa hanno fatto il loro corso. A tornare indietro, non avrei esitato ad aprire una crisi politica anche con l’allora mia stessa maggioranza e sono certo, avrei avuto il supporto anche degli stessi colleghi componenti della Commissione. Noto, con non tanto stupore, che la campagna elettorale in corso inspira alcuni a ritornare sull’argomento.
Sembra che si ritorni al carbone e che Cerano andrà a pieno regime. C’è chi ipotizza ristori per il territorio, secondo lei è fattibile?
A mio modesto parere credo che sia molto improbabile attivare un tavolo locale sulla questione. In assenza di convenzioni in corso di validità mi riesce difficile immaginare che Enel spontaneamente riconosca delle royalties. Diverso sarebbe, se davvero c’è la volontà senza prendere in giro la gente con promesse elettorali, che l’attuale Governo, nel varare il decreto che autorizza le centrali a carbone ad andare a pieno regime, vista la crisi energetica, prevedesse ricadute e ristori per quei territori che ospitano le centrali a carbone. Non sarebbe una novità atteso che la cosiddetta legge Marzano, ancora in vigore, lo consente.