Ieri sera, presso la Feltrinelli, si è tenuta la presentazione del libro : ” Fabiola” . Salvatore Vetrugno ha introdotto la serata salutando le tantissime persone intervenute e presentando l’ autrice: Elisabetta Pedio. Ed ecco Elisabetta, visibilmente commossa, che ringrazia tutti. Ma, più che l’ autrice, ha parlato una mamma disperata per la prematura morte della figlia, Fabiola, appunto. Tanta è stata la commozione fra i presenti che hanno seguito attentamente, quasi a voler condividere l’ immenso dolore di una donna che cerca di dare un senso alla sua vita, dopo quel fatidico giorno. Si può superare un dolore così grande? Elisabetta ha sfidato sé stessa, dedicando tutte le sue forze a tante attività. Si occupa, soprattutto, di dare aiuto ai più deboli. Ma, perché scrivere un libro? Perché raccontare il suo dramma? Elisabetta afferma che è stata proprio Fabiola a volere che lei scrivesse, venendole in sogno più volte. Elisabetta continua, tuttora, ad avere due figli, il ragazzo che è una presenza vera, Fabiola che le è sempre accanto,ma in modo diverso. Il romanzo non è una narrazione triste, anzi ripercorre tutta la vita felice della ragazza. I suoi molteplici interessi, gli amici, la laurea conseguita a pieni voti. Aveva anche la passione per il dialetto brindisino e, infatti, aveva scritto alcune poesie, di cui una è stata letta da una sua amica, durante l’ incontro di ieri. Potrebbe sembrare strano per una laureata in lingue, coltivare questo interesse, ma Fabiola era così, piena di vita. E poi? Cosa accade? Ad un certo punto, nella sua vita, c’ è un buco nero. La ragazza si chiude in sé stessa, non esce, non sorride più, non risponde neanche alle telefonate degli amici. Incominciano le visite mediche che danno tutte il medesimo referto, è sana, almeno dal punto di vista fisico. È la depressione, una malattia ormai così diffusa, ma così difficile da capire e da curare. Purtroppo, nonostante la ragazza dicesse di stare male, non è stato capito effettivamente il suo stato. Elisabetta ha un rimpianto, di non aver continuato a cercare altri medici, un rimorso che la accompagnerà per tutta la vita. L’ autrice incita ad acquistare il suo libro, perché cose del genere non avvengano più. E, soprattutto, dice che bisogna ascoltare i nostri figli, il loro malessere, parlare con loro e capire. Spesso, durante l’ incontro, Elisabetta è stata sopraffatta dalla tristezza. Anna Consales