Direttore Generale Asl Br
Dott. Maurizio De Nuccio
Direttore Sanitario Asl Br
Dott. Vincenzo Gigantelli
Direttore Amministrativo Asl Br
Dott.ssa Loredana Carulli
Dalla cura al profitto : la svendita della Sanità.
La Direzione Strategica dell’ASL di Brindisi ha finalmente deciso di fare luce sull’anomala gestione delle “liste di attesa” in questo territorio. Da tempo, l’utenza brindisina, ignara del sistema, ha subito sulla propria pelle le conseguenze della privatizzazione del Servizio Sanitario Pubblico. Si narra all’interno delle mura della ASL che alcuni dirigenti medici abbiano scambiato la struttura pubblica per il proprio studio privato e che, in modo sorprendente, riescano a produrre un volume di lavoro superiore del 200% del servizio istituzionale, per chiarezza, specifichiamo che in ALPI riescono a effettuare fino a 20 visite in un giorno, mentre per il Servizio Sanitario Nazionale solo 2 visite in una giornata lavorativa. Non crediamo a tali narrazioni, ma, se corrispondessero al vero, questi pseudo dirigenti medici dovrebbero risarcire i danni e essere allontanati.
È importante chiarire per i non addetti ai lavori che l’attività libero professionale intramuraria (ALPI) è quella svolta dalla dirigenza del ruolo sanitario, sia medica che non medica, individualmente o in équipe, al di fuori dell’orario di lavoro (anche questo da verificare), o nelle strutture dell’Azienda (inclusi studi professionali collegati in rete o altre strutture in convenzione), a favore e su libera scelta dell’assistito, che paga di proprio. Questa attività dovrebbe integrare e supportare l’attività istituzionalmente dovuta, ma spesso i pochi “manager” del mercato sanitario chiudono le agende per indurre l’utente, costringendolo, ad accedere al servizio sanitario a pagamento.
Tale accesso può essere autorizzato solo a condizione che non comporti un incremento delle liste di attesa (spesso chiuse) per l’attività istituzionale e che non contrasti o pregiudichi i fini del Servizio Sanitario Nazionale e Regionale. L’ALPI non dovrebbe compromettere gli obiettivi aziendali e non dovrebbe comportare per ciascun dipendente una produttività superiore a quella assicurata per l’attività istituzionale, ovvero un impegno non superiore al 50% di quello di servizio istituzionale.
A Brindisi, però, per alcuni medici e non, accade il contrario di quanto disposto dalle normative in materia, poiché la priorità, se non l’esclusività, di alcuni è rappresentata dalle prestazioni a pagamento, quando dovrebbero invece essere erogate in tempi brevi dietro il pagamento del semplice ticket, se dovuto. Da una parte ci sono professionisti che speculano, non dando il corretto apporto al servizio pubblico come previsto dalle loro responsabilità istituzionali; dall’altra, ci sono colleghi che, con instancabile senso del dovere, tentano di sopperire alle carenze derivanti dall’impegno di risorse nell’ALPI e non solo, con notevole dispendio di energie a causa dell’evidente squilibrio nei carichi di lavoro.
Il tutto avviene sempre a discapito del cittadino e dell’utenza bisognosa di cure, costretta a fare scelte onerose come pagarsi le visite, quando dovrebbe solo contribuire con un semplice ticket prenotando attraverso le famose “agende” quasi sempre chiuse. È lampante e inconcepibile, ad esempio, che una persona che ha intrapreso un percorso diagnostico per un sospetto carcinoma riceva un referto istologico dopo poche ore, fortunata di avere buone risorse economiche perché paga di tasca propria, mentre, se è fortunata ed è ancora in vita, deve aspettare diversi mesi seguendo il normale iter, anche questo noto ma sicuramente coperto da un segreto di Stato!
La ASL dovrebbe accendere non solo un faro, ma denunciare alle autorità competenti chi, con questi comportamenti, arreca danno al Servizio Nazionale Sanitario, oltre a evitare queste disparità tra dipendenti, che con tali atteggiamenti ledono l’immagine di chi lavora seriamente.
Si chiede con urgenza l’applicazione di un regolamento aggiornato, visto che l’ultimo è datato 2016. Le regole devono essere costantemente monitorate da un organo che non abbia interferenze da coloro che fino ad oggi sono stati compartecipi di tutto questo. Infine, si fa presente che oltre all’ormai noto ALPI, bisogna monitorare altre situazioni analoghe, che nel tempo si sono incancrenite, diventando situazioni di comodo per tanti dipendenti dirigenti e non, che deridono chi lavora seriamente con il vincolo di esclusività e non riesce a fare altro. È necessario porre fine al “supermercato” della salute pubblica e restituire dignità all’assistito e all’Azienda stessa, di cui alcuni ritengono responsabile un mancato intervento.
Nei prossimi giorni questa O.S. proporrà un progetto che possa mettere un freno a queste situazioni anomale.
Il Segretario Generale
UIL FPL BRINDISI
Gianluca Facecchia