Dipietrangelo: “Il vino di Brindisi merita più rispetto, più visione, più identità”

Non voglio entrare nel merito delle ragioni che hanno portato all’annullamento dell’evento “Rosati di Sera”,passato sugli organi di informazione come riedizione del Negroamaro Wine Festival e presentato al Vinitaly 2025 senza che vi fosse stato alcun preventivo coinvolgimento delle cantine brindisine. Non mi interessano le polemiche. Mi interessa, invece, evitare che, insieme all’acqua sporca,qualora ce ne fosse, venga buttato anche il bambino. E in questo caso, il “bambino” è il vino. Il nostro vino.

Colgo l’occasione per riproporre una riflessione necessaria sulle potenzialità produttive, enologiche e turistiche del vino a Brindisi e di Brindisi. E su quali eventi, strumenti e scelte servano davvero per sostenerne la conoscenza e la promozione.

Nell’agro brindisino ci sono oltre 2.600 ettari coltivati a vigneto per uva da vino. Con i circa 1.000 ettari di Mesagne, costituiscono la zona della DOC Brindisi — una delle poche denominazioni italiane a portare il nome di una città. Un legame identitario forte, che oggi può essere arricchito e potenziato anche dal riconoscimento UNESCO dell’Appia Antica, che attraversa ancora oggi molti dei nostri vigneti.

Eppure, su oltre 3.500 ettari, solo 367 sono iscritti alla DOC. Un dato che conferma quanto la denominazione sia ancora sottovalutata, poco creduta, poco utilizzata — anche da parte degli stessi produttori e degli organismi preposti alla sua valorizzazione. Alcune realtà aziendali stanno facendo molto. Ma manca una visione condivisa, un impegno corale, una strategia territoriale.

Il risultato è che i vini di Brindisi faticano a essere riconosciuti e proposti anche all’interno del nostro stesso territorio, nella ristorazione e nel mondo dell’enogastronomia.

È tempo di cambiare passo. Di fare squadra. Di rimettere al centro il vino come bene culturale, economico, identitario. Serve una cooperazione nuova, innovativa, tra produttori, associazioni e istituzioni. Serve rafforzare gli strumenti di tutela, ricerca e promozione. Serve mettere i produttori in prima fila, con il supporto vero delle politiche locali.

Il vino non può esaurirsi nei tanti eventi di piazza, spesso indistinti, ripetitivi, autoreferenziali. Non servono solo feste, ma progetti seri e coerenti. Iniziative capaci di rafforzare la conoscenza del prodotto, la cultura del vino, l’innovazione di filiera, la consapevolezza dell’identità vitivinicola del nostro territorio.

Il rischio, altrimenti, è quello già visto troppe volte: fondi pubblici spesi senza ricadute durature, eventi costruiti per promuovere brand o interessi privati, occasioni che svaniscono senza lasciare nulla. Le sagre passano. Il vino — quello vero — resta. Resta nelle vigne, nelle cantine, nella fatica quotidiana di chi lavora con competenza, passione e coerenza.

A Brindisi serve oggi un evento diverso, che unisca esperienza enogastronomica e riflessione sul settore, che valorizzi il paesaggio viticolo, la storia e la specificità dei nostri vitigni — dal Negroamaro al Susumaniello — che crescono su terreni attraversati dall’Appia Antica e accarezzati dal clima marino. Sono vini che raccontano il territorio, che esprimono sapidità e carattere, che possono affermarsi con un’identità propria.

L’identità del vino è il territorio. È il racconto che si fa radice, memoria, ma anche apertura e futuro. Qui, lungo il tratto terminale dell’Appia Antica, la storia è vino. E ogni “festa del vino”, ogni festival o rassegna che voglia davvero avere un senso oggi, deve partire da questa consapevolezza e da questa sfida.

È il momento che Brindisi creda in sé stessa. Che le istituzioni locali, a partire da quella comunale, sostengano con convinzione e trasparenza una nuova fase. Che i produttori, vecchi e nuovi, siano protagonisti di questo cambiamento. Che chi ha il compito — per legge e per missione — di tutelare e promuovere il vino “Brindisi DOC” se ne faccia finalmente carico in modo efficace.

La nostra giovane azienda è pronta a fare la propria parte. A partire da un’idea semplice ma forte: coinvolgere chi produce vino lungo l’Appia Antica per costruire un’identità condivisa, che rafforzi la vocazione agricola, enologica e turistica del nostro territorio.

Non ci serve un’altra festa. Ci serve prima una visione…e vale per tutti,produttori,cantine,istituzioni,forze politiche e organizzatori di eventi.

Carmine Dipietrangelo

Amministratore “Tenute Lu Spada”

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