Ecco la proposta dell’imprenditore agricolo Fabio Protopapa:
Negli ultimi giorni è stata diffusa la notizia del possibile utilizzo dell’ex base U.S.A.F. come impianto fotovoltaico con l’utilizzo di una superficie di 40 ettari destando scalpore nella considerazione dell’eccessivo sfruttamento di suolo nel già diffuso sistema dei campi fotovoltaici nel nostro territorio.
Negli articoli di stampa viene anche data la notizia del fallimento dell’ipotesi di utilizzo a fini turistici che era in trattava tra la soc. Invimit e lo Stato senza però specificare nel dettaglio le motivazioni del fallimento di tale trattative.
Colgo l’occasione del dibattito che si sta aprendo per avanzare una proposta utile a dare rilancio all’area affinché sia trasformata in un campus abbracciante i temi dell’agricoltura, del turismo agricolo/alberghiero e dell’agroindustria.
Purtroppo la nostra classe politica ha dimenticato di come Brindisi sia strettamente legata al suo territorio agrario, di come con i suoi 33.000 ettari sia, di fatto, il secondo capoluogo pugliese per estensione e di come i nostri prodotti hanno dato risorse economiche e notorietà alla nostra città in tutt’Italia e all’estero per secoli e secoli sin dai tempi degli antichi Romani.
Non dimentichiamo che Brindisi, sin da quando era ancora un comune della Provincia di Lecce, fu propensa alla formazione tecnica del settore agricolo istituendo già nel 1872 una scuola/convitto di agraria attraverso il Comizio Agrario, di come nel primo decennio del 1900 si tenessero corsi formativi presso il Giardino Sperimentale ad’opera della Cattedra d’Agricoltura e di come l’Ente Regionale di Sviluppo Agricolo istituì proprio a Brindisi una scuola formativa presso la masseria di San Paolo. Un primato costruito nel tempo e che si è dissolto privando la nostra realtà territoriale di una spinta tecnico/formativa.
La disponibilità di un’area come l’ex base U.S.A.F presente nel Comune di Brindisi potrebbe dare l’opportunità di creare una struttura che vada oltre la semplice scuola di agraria di provincia. Un contenitore dove tutte le moderne tematiche dell’agricoltura, dell’agriturismo, dell’alberghiero e dell’industria agraria possano interagire sotto una spinta unica ed assente da qualsiasi contesto locale e nazionale. Un ambiente dove anche gli ospiti potrebbero relazionarsi con la parte formativa e di ricerca.
Secondo i nuovi e recenti studi, s’intuisce di come questi settori siano oggetto d’interesse delle nuove generazioni e di come proprio i giovani, anche di estrazione sociale differente da quello agrario, siano i promotori dell’avvio di nuove realtà economiche agricole che spaziano dalla piccola alla grande struttura, dalla nicchia di lavorazione al più complesso sistema di commercializzazione. Iniziative finalizzate a dare benessere personale, allontanandosi dal caos delle grandi città per andare alla ricerca di una vita più sostenibile e appagante. Di fatto, però, mancano tutt’oggi delle strutture formative utili a dare spunto e orientamento tecnico anche a queste nuove tendenze.
La grande disponibilità di edifici, consentirebbe di creare aule, laboratori, biblioteche, uffici amministrativi, mense/ristoranti a supporto delle attività accademiche e culturali. Ma anche allevamenti e coltivazioni sperimentali e di ricerca, residenze, impianti sportivi, aree verdi, spazi comuni di vita sociale dove gli studenti e turisti possono interagire e socializzare.
Non dimentichiamoci che l’agricoltura e l’alimentazione sono tra i principali brand con cui l’Italia si presenta nel mondo, di come la nostra economia agroalimentare sia la più copiata e falsata a livello mondiale in virtù delle sue rinomate qualità e genuinità . Inoltre proprio l’agroalimentare è stato, non a caso, il tema dell’ultimo EXPO avuto in Italia nel 2015 a Milano dal tema Nutrire il pianeta, energia per la vita e che Maurice Bejart affermava che “l’agricoltura è la base della cultura”.
Ho letto un comunicato del Presidente della Commissione Ambiente, Roberto Quarta, che auspicava un dibattito in Consiglio Comunale e di come anche il Presidente della Provincia, Antonio Matarreli, si stia adoperando attraverso la convocazione dei sindaci per una valutazione condivisa.
E’ probabile che questa sia solo utopia, ma sarebbe comunque auspicabile fare sintesi tra le diverse istituzioni locali affinché non prevalga nuovamente, come in passato, un concetto imposto dall’alto per lo sfruttamento del territorio senza alcun ritorno economico, umano, e promozionale per una città che, a mio parere, ha avuto nell’agricoltura uno dei suoi storici pilastri identitari.
Fabio Protopapa