Si tinge di giallo la vicenda legata alla morte della 25enne di Fasano Clelia Ditano che il primo luglio dello scorso anno perse la vita precipitando nel vano dell’ascensore della sua abitazione, dopo un volo di dieci metri.
Il consulente tecnico nominato dal pubblico ministero Livia Orlando della Procura della Repubblica di Brindisi, infatti, ha stabilito che l’impianto funzionava perfettamente, mentre l’apertura delle porte potrebbe essere stata manomessa, alterando i sistemi di sicurezza che normalmente impediscono alle porte di aprirsi in assenza della cabina al piano.
E invece quella notte Clelia fece ritorno a casa poco dopo l’una di notte, accompagnata da un suo amico fino al quarto piano. Dopo una quarantina di minuti, però, Clelia uscì nuovamente ed aprì la porta dell’ascensore non rendendosi conto che la cabina non c’era.
Oggi, a distanza di un anno, il consulente tecnico afferma che qualcuno, in quei quaranta minuti, potrebbe aver manomesso proprio la porta del quarto piano, accostandola per non far vedere che era aperta. Oppure la manomissione potrebbe aver riguardato l’impianto elettrico, bypassando il sistema centralizzato di chiusura delle porte, così come si fa abitualmente durante gli interventi di manutenzione.
Un risvolto agghiacciante che fa pensare a scenari fino ad oggi forse neanche ipotizzati. Allo stato attuale, però, nel registro degli indagati restano iscritti l’amministratore del condominio, il titolare, il responsabile tecnico ed un operaio della ditta a cui era affidata la manutenzione dell’impianto. Ma nessuno, a questo punto, può escludere sviluppi clamorosi.