La Corte costituzionale, con il provvedimento 118/2025 ha sancito l’illegittimità del tetto risarcitorio di sei mensilità in caso di licenziamento illegittimo nelle piccole imprese fino a 15 dipendenti
Ad essere colpito è l’articolo 9 del decreto legislativo numero 23 del 2015 (Jobs Act) in base al quale in caso di licenziamenti illegittimi in aziende fino a 15 dipendenti l’ammontare dell’indennità risarcitoria non poteva in ogni caso superare il limite di sei mensilità.
La motivazione: L’ammontare dell’indennità sarebbe circoscritto dentro una forbice così esigua da non garantire un’efficace deterrenza verso i licenziamenti e un ristoro effettivo e concreto al danno subito dal lavoratore ed essere in contrasto con i fondamentali principi costituzionali di uguaglianza e ragionevolezza.
Un limite assurdo anche perché teneva conto solo del numero dei dipendenti e non della reale forza economica dell’impresa spesso superiore a quella di imprese che impiegano una quantità di dipendenti ben più alta.
Ha influito sulla decisione della Corte il fatto che la disciplina discriminatoria del Jobs Act colpisce un grandissimo numero di lavoratrici e lavoratori essendo la quasi totalità delle imprese nazionali, il 78,9%, costituita da aziende sotto i 15 dipendenti
Una scelta quella della Corte che si muove nella direzione auspicata da uno dei referendum contro le discriminazioni dei lavoratori delle piccole aziende, anche se non raggiunge lo stesso obiettivo.
Con la vittoria del referendum il risarcimento sarebbe stato equiparato a quello previsto per i licenziamenti illegittimi nelle imprese con più di 15 dipendenti: da sei a 36 mensilità. Nel caso in oggetto, invece, il risarcimento, per effetto di altri articoli del Jobs Act sarà valutato dal giudice in un range compreso tra tre e 18 mensilità
Con questo provvedimento continua l’opera demolitoria della Corte nei confronti del Jobs Act del governo Pd che contiene svariati elementi di incostituzionalità e ha rappresentato l’attacco forse più grave al mondo del lavoro degli ultimi 30 anni.
Plaudiamo all’iniziativa della Corte, ma essa deve rappresentare un ulteriore stimolo per proseguire con un grande rilancio delle lotte l’iniziativa avviata con i referendum. Il campo neoliberista gode di poteri e complicità così grandi che solo con una nuova grande stagione di lotte, che unifichi tutto il variegato mondo del lavoro con i ceti popolari tartassati dalle politiche neoliberiste e i movimenti di lotta, sarà possibile fermare l’offensiva anti popolare e avviare la riconquista dei diritti perduti.
ANGELO LEO
Responsabile Dipartimento Lavoro
Rifondazione Comunista Puglia