Non è una dea, non è una strega, non è un’icona. È una voce. Che attraversa il tempo e, per una sera, trova spazio e forma sulla scena. Domenica 3 agosto, alle ore 21, in piazza Duomo a Brindisi, nello spazio antistante il Museo archeologico “Francesco Ribezzo”, Barbara De Rossi porta in scena “Circe. Storia di una maga”, reading teatrale tratto dal romanzo di Madeline Miller. Alle ore 20.30 la compagnia incontra il pubblico. L’ingresso è libero. L’appuntamento è il quinto della rassegna “Verdi in Città”, organizzata dalla Fondazione Nuovo Teatro Verdi con il sostegno del Comune di Brindisi, in collaborazione con Puglia Culture e il Polo Biblio-Museale di Brindisi. A chiusura di serata, il pubblico potrà partecipare a una degustazione di vini a cura delle cantine “Otri del Salento” e “Vignuolo”.
Circe, figura ambigua della mitologia greca, è nota soprattutto per l’episodio omerico che la lega a Ulisse. Ma dietro la maga dell’isola di Eea si cela molto di più. A svelarlo è il romanzo di Madeline Miller, un bestseller internazionale che riscrive il mito dal punto di vista della protagonista restituendole dignità, complessità e parola. Una narrazione intima e potente che racconta Circe come donna prima ancora che come figura leggendaria.
Sul palco, Barbara De Rossi presta la voce a questo racconto con un’interpretazione asciutta, rigorosa, piena di sfumature. Niente orpelli, nessuna deriva declamatoria. Solo l’essenziale: parola, presenza, musica. L’attrice attraversa il testo con sensibilità abitandolo senza forzature, lasciando che il pubblico si avvicini alla protagonista attraverso un racconto che alterna dolcezza e durezza, slanci e ferite. Circe è voce che si rivela, che ricorda, che rivendica. Non chiede pietà ma attenzione.
Il progetto scenico è costruito con coerenza: pochi elementi visivi, la voce e il live electronics di David Barittoni che dialogano, luci pensate per sottolineare gli stati interiori più che creare effetti. La scena diventa così un’estensione dell’isola, un luogo sospeso tra la memoria e il presente, tra mito e coscienza. La musica – fatta di suoni arcaici, pause, frequenze che evocano la natura e il mistero – costruisce un contrappunto emotivo che potenzia le parole. Il risultato è un’atmosfera in cui ogni dettaglio contribuisce a restituire profondità alla figura di Circe.
La drammaturgia di Alessandra Pizzi segue l’evoluzione del personaggio: ninfa marginale nella gerarchia divina trasformata in strega per reazione al disprezzo, donna sola che impara a conoscersi e a difendere la propria identità. Il cuore del racconto non sta nei poteri magici ma nella lunga lotta per affermarsi in un mondo che non riconosce il diritto all’autonomia femminile. Una battaglia antica e attuale, che Barbara De Rossi restituisce con rigore interpretativo e maturità scenica.
Lo spettacolo è un’operazione culturale che coniuga letteratura, teatro e mito in una forma accessibile. La distanza tra personaggio e spettatore si assottiglia, si dissolve fino a trasformare la narrazione in esperienza. “Circe. Storia di una maga” è molto più di un semplice reading: è una discesa nei territori della solitudine, del rifiuto, della consapevolezza. È un invito a guardare da vicino un personaggio che, liberato dalla tradizione patriarcale, torna a parlare in prima persona.
In un’epoca in cui la riscrittura dei miti è diventata necessaria per comprendere il presente, questo spettacolo non pretende di dare risposte, ma semina domande. Chi è Circe oggi? Quali sono le sue magie? Quali le sue ferite? E quanto delle sue parole ci riguarda, davvero? Nel contesto della rassegna “Verdi in Città”, che alterna musica e teatro per restituire alla città spazi di ascolto e confronto, l’appuntamento restituisce un atto teatrale nel senso più nobile: raccontare con onestà, togliere invece che aggiungere, affidarsi al potere della parola. Circe torna. E questa volta, la voce è la sua.