Riserva fredda o calda: che cambia?
Sono convinto – e lo ero già da tempo – che l’Italia abbia la necessità di sentirsi
autonoma e più sicura nell’affrontare un futuro europeo pieno di incognite e soprusi,
in un mercato costantemente alla ricerca di cambiamento.
Il dominio degli Stati Uniti sui mercati, quello della Russia nella guerra d’invasione
dell’Ucraina e l’astuta strategia della Cina per consolidare la propria egemonia hanno
assunto, a livello geopolitico, economico, finanziario e militare, caratteri proibitivi
che danneggiano la democrazia dei popoli. Questi scenari vincolano gli altri Stati a
subire la loro arroganza, ostacolando la promozione della sicurezza economica, della
partecipazione politica rappresentativa e del welfare sociale.
Guardando al nostro territorio, Brindisi ha bisogno di Europa e di democrazia
occupazionale. È quindi necessario superare l’attuale situazione di emergenza
energetica, ponendolo come obiettivo prioritario. Deve diventare “un vero punto di
svolta” per un cambiamento utile, giusto e decisivo. La domanda da porsi è come
programmare analisi e obiettivi concreti per arrivare alle soluzioni.
Da qui nasce l’“Odissea” della Riserva fredda o calda.
Nel documento programmatico del PNIEC sono riportate indicazioni, impegni e
obblighi concordati, non solo per la gestione del comparto energetico, ma anche per
altri settori che saranno affrontati al momento opportuno. Tuttavia, è necessario
rivedere e superare alcuni vincoli previsti in tale documento.
Su questo tema la sfida è aperta: si chiama “Riserva fredda o calda” e la sua
soluzione, oggi, sembra essere che “non si può fare a meno del carbone”. Il carbone,
come il petrolio e il gas naturale, è un combustibile fossile. L’auspicio è che, pur
riducendone uso e stoccaggio, si possa avviare una fase innovativa dell’energia,
capace di generare nuovi investimenti e maggiori opportunità occupazionali.
La memoria richiama tutto ciò che è stato accantonato: dai servizi Enel ai progetti
presentati ma mai realizzati, fino al ruolo che Enel ha sempre svolto sul territorio
come ente economico, generatore di lavoro e promotore di sfide per il
cambiamento.
Serve una svolta in grado di rimettere insieme i pezzi di una partita che non è finita –
o, meglio, mai davvero iniziata – e che potrebbe trovare compimento nella modifica
e nell’aggiornamento del documento di programmazione PNIEC. Questo documento
deve essere sottratto alla strumentalizzazione politica e rispettato nelle sue linee di
riforma e svolta, affinché possa realmente orientarsi verso il benessere comune e i
diritti dei cittadini.
Tonino Licchello