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“Patto di cura” – Impegni disattesi. La richiesta di aiuto di una nostra lettrice

Riceviamo una lettera da una nostra nostra lettrice, relativa al patto di cura, 2023-2024, un contributo economico destinato alle famiglie che assistono un famigliare affetto da disabilità grave.
“Il bando, relativo agli anni 2023-2024, scrive la signora, prevedeva un contributo mensile di 1200 euro per 20 mensilità (da maggio 2023 a dicembre 2024), a fronte di un contratto che la famiglia deve stipulare, per almeno 12 mesi, con un/a assistente alla persona disabile, che lavori almeno 25 ore settimanali e percepisca almeno 700 euro al mese.
Ho ricevuto il contributo per i primi 20 mesi, seppur con notevoli ritardi (la prima mensilità è stata accreditata a gennaio 2024).
Poi a dicembre 2024 ci è stato comunicato che il contributo sarebbe stato prorogato fino a dicembre 2025. Infatti a maggio 2025 ho ricevuto l’accredito delle prime tre mensilità dell’anno in corso e poi nulla più. Ho chiesto più di una volta spiegazioni al Consorzio che gestisce il tutto, ma mi è stato solo detto che la Regione Puglia non ha inviato loro i fondi e che quelli che ho ricevuto per i primi mesi dell’anno sono stati anticipati dal Consorzio stesso. Faccio presente che ogni mese verso comunque alla lavoratrice lo stipendio e i relativi contributi, anticipando quindi, non poche migliaia di euro.
Aggiungo una chicca: per il mese in cui la lavoratrice è in ferie non viene riconosciuto il contributo, perché il bando prevede che il/la dipendente debba lavorare 25 ore settimanali, monte ore che ovviamente non viene raggiunto durante le ferie. A nulla è valso ricordare che le ferie sono un diritto irrinunciabile del/la lavoratore/trice, che quindi percepisce regolare retribuzione anche quando non lavora. Nessuno, in questi mesi, continua la signora, si è preso la briga di comunicarci nulla, né sul perché del ritardo nei pagamenti, né sulla risoluzione della situazione. A nulla valgono le rassicurazioni sul fatto che avremo i soldi che ci spettano. Intanto noi continuiamo a pagare regolarmente chi si occupa di nostra figlia. La persona disabile è, per chi se ne prende cura, un impegno continuo e solo una buona disponibilità economica può dare un po’ di sollievo per poter pagare qualcuno che aiuti in questo”.

Il Patto di cura è stato concepito come aiuto materiale, sia in termini economici che di assistenza vera e propria, ai caregiver. Il paziente da un lato, ha il diritto di ricevere un’assistenza personalizzata. Il gestore, dal canto suo, è responsabile della pianificazione e dell’erogazione delle prestazioni necessarie, nei tempi e nei modi previsti dallo stesso Patto di cura. È proprio il mancato rispetto di quest’ultima clausola alla base della richiesta di aiuto che la nostra lettrice invoca, nell’interesse di tutti coloro che si trovano nella sua stessa condizione, quei caregiver che quotidianamente assistono un proprio congiunto.

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