Il 25 novembre, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne e di genere, si terrà dalle 17 alle 19, a Brindisi, presso lo Yeahjasi Santa spazio culturale, in via Santa Chiara, 2, vicino al duomo, un laboratorio musicale di Non una di meno. L’evento è aperto a tutta la cittadinanza, per condividere un’esperienza di coralità e riscoprire insieme alcuni canti femminili di lotta e di lavoro del centro e nord Italia. Il laboratorio non richiede alcuna esperienza musicale: sarà un momento di condivisione per rompere il silenzio e far rivivere la memoria delle donne che, unendo le proprie voci, hanno trasformato il disagio in forza collettiva e il canto in gesto di libertà.
Si sono già tenuti due incontri precedenti, in preparazione del sit-in del 25 novembre, presso la sede dell’ANPI di Brindisi e dell’associazione Mesagne Bene Comune di Mesagne. Il gruppo è stato guidato da Luciana Manca nell’interpretazione corale di brani sulla condizione femminile, come il canto laziale So’ nata sfortunata, secondo la versione riproposta da Graziella Prosperi (Noi semo donne/ e a litiga’ c’annamo senza l’arme/ semo più forti noi che le culonne) o canti sul tema del femminicidio come Sveglia molinaio de I giorni cantati di Piadena (CR). È seguita una riflessione collettiva, in cui ognuna ha individuato e condiviso l’aspetto più critico o disturbante del patriarcato nella propria esperienza personale e questi spunti hanno costituito la base per la composizione di un nuovo testo, sulla musica del canto delle mondine La smortina, ripreso in Ama chi ti ama da Giovanna Daffini e Giovanna Marini. Come si evince dai versi che qui pubblichiamo, i temi rilevati non riguardano esclusivamente la violenza, ma una serie di aspetti impliciti nella cultura patriarcale e diffusi in tutti gli ambiti, domestico, lavorativo, politico e sociale in genere. Le donne presenti hanno scritto alcune frasi per sintetizzare il proprio disagio e sono emerse situazioni tipiche della vita quotidiana in cui la mancanza di rispetto verso le donne è una prassi data per scontata, dalla minore credibilità attribuita alle donne in contesti come l’officina o i lavori di ristrutturazione, fino all’automatismo di alzarsi per sparecchiare. Non sono mancati i riferimenti alle molestie e alle differenze di trattamento in ambito lavorativo, per dimostrare come i femminicidi siano solo il sintomo più preoccupante di un sistema basato sistematicamente sulla subordinazione della donna. In particolare, la posizione dell’Italia, riguardo a questo divario, è preoccupante, come dimostra l’ultimo Global Gender Gap Index (https://www.weforum.org/publications/global-gender-gap-report-2025/), in cui il nostro Paese si colloca all’85° posto su 148 stati. Nei quattro criteri per la misurazione del gender gap, partecipazione economica, istruzione, salute ed empowerment politico, l’Italia rivela il punteggio più alto nell’istruzione, con risultati eccellenti relativamente ad alfabetizzazione e iscrizione universitaria, mentre si classifica con un punteggio molto inferiore nella partecipazione al mercato del lavoro, a causa di stipendi più bassi e un alto tasso di lavoro part-time involontario. Evidentemente la lotta contro la violenza e per l’emancipazione femminile passa anche per le politiche economiche e di sostegno alla maternità.
Ama chi ti ama (critica al patriarcato)
Rit. Ama chi ti ama,
non amare chi ti vuol male,
specialmente il caporale
e i padroni che sfruttano te.
Nei colloqui di lavoro
Ci domandano se abbiamo figli
Non vogliamo più sentirli
Questi squallidi quacquaraqua
E poi per lo stesso lavoro
Gli stipendi per noi son più bassi
Questo è un vile divario coi maschi
Da abolire ora o mai più
Rit.
Cosa guardi? Che ti guardi?
Se truccata al bar voglio stare
Con la tuta o con la gonna
Non mi puoi importunar
Anche in casa tu decidi
Tutto quello che dobbiamo fare
E se c’è da sparecchiare
Sempre io mi devo alzar
Rit.
Se vuoi fare dei lavori
L’operaio con te ci prova
Mentre se tu sei sposata
A tuo marito vorrà parlar
Sminuisci il mio ruolo
Anche se io son laureata
E sul posto di lavoro
“Signorì” mi continui a chiamar
Rit.
Se non hai compagno e figli
Tu sarai sempre etichettata
Una donna incompleta
Tu sarai per la società
Rit. Ama chi ti ama,
non amare chi ti vuoi male,
specialmente il caporale
e i padroni che sfruttano te.