Ecco la nota di Cgil-Cisl-Uil:
Provincia di Brindisi: sistema sanitario da terzo mondo. Il Fenomeno
delle extralocazioni.
La sanità della Provincia di Brindisi negli ultimi tempi ha subito un forte regresso, ad
un punto tale da mostrare quotidianamente le mancanze di un sistema che si sta
sgretolando, rischiando di non poter più garantire i Livelli Essenziali di Assistenza.
Senza considerare che le lunghe liste d’attesa presenti in provincia sono quanto di più
contrario al pensiero di una buona sanità. Allo stato solo chi può permettersi l’accesso
sanitario in intramoenia, ovvero a pagamento, può sperare in un intervento
tempestivo, con la conseguenza di sempre e più diffusi fenomeni di autoesclusione per
coloro che non possono permettersi il pagamento privato sanitario. Tuttavia
l’espressione più eclatante di questo stato di crisi del sistema sanitario si evidenzia in
particolar modo nell’ospedale “Perrino” di Brindisi che è letteralmente travolto da un
iperafflusso di utenti, a causa della chiusura dei reparti di ricovero degli ospedali di
Mesagne, Fasano e San Pietro Vernotico, che ha acuito la rilevante e inammissibile
carenza di posti letto disponibili.
Non solo il Piano di Riordino ospedaliero penalizza fortemente il nostro territorio con
una media del 2,7 pp.ll. ogni 1000 abitanti contro una media regionale del 3,4 e,
oltretutto, ben al di sotto del 3,7 previsto dal D.M. 70 , ma il managment aziendale si
sta inopinatamente avventurando solo a dismettere strutture senza avviare le previste
attivazioni.
Facendo un calcolo tra i pp.ll. letto dismessi e quelli non ancora attivati si registra un
ulteriore taglio di circa 150 pp.ll., abbassando il rapporto pp.ll./abitanti dal previsto
2,7 al 2,1.
Inoltre, la riconversione degli ospedali dismessi e la riorganizzazione dell’attività
territoriale di fatto non è avvenuta e si è solo proceduto a tagliare i nastri per
inaugurare il nulla ( ancora si aspettano le attivazioni degli ospedali di comunità).
Dunque, le conseguenze di ciò si sono scaricate sul pronto soccorso del predetto
ospedale, sempre più congestionato, in cui le attese dei pazienti vanno oltre quello
che il buon senso suggerisce, e complessivamente sulla medesima struttura
provinciale di riferimento che, non avendo sufficiente disponibilità di pp.ll. per i
ricoveri in alcuni reparti, i preposti medici sono costretti a ricorrere al fenomeno delle
extra – locazioni, ovvero pazienti internistici “lato sensu” dislocati su diversi piani con
sostanziale impossibilità ad essere raggiunti tempestivamente, in caso di urgenza –
emergenza dall’internista di turno.
Pensiamo ad una reazione anafilattica o ad una qualunque reazione avversa a
farmaco, ad esempio. Esiste una circolare del Ministero che, in caso di
somministrazione di emoderivati, deve esserci un medico in grado di intervenire
tempestivamente. La dislocazione su piani diversi dei pazienti in carica ad un geriatra
o internista impedisce questo tipo di assistenza, in qualsiasi turno, ma a maggior
ragione di notte e nei festivi, quando subentra la guardia interdivisionale: nella
giornata del 3 gennaio u.s. la stessa aveva in carico 88 pazienti geriatrici; 49
internistici e 16 del reparto infettivi (che spesso includono anche bambini che non
sono di competenza geriatrica o internistica ma ricadono ugualmente nella guardi
interdivisionale). In sostanza, un solo medico disponibile per circa 160 pazienti (una
situazione da terzo mondo).
Naturalmente la dislocazione non pone problemi solo in emergenza ma anche nel
cronico: a quanti minuti di attenzione medica ha diritto un ricoverato in un giorno?
Facendo un calcolo approssimativo, per eccesso, con 90 pazienti un medico può
dedicare 16 minuti nelle 24 ore ad ognuno di essi.
Ed ancora, pensiamo ad un paziente affetto da polmonite o con piaga da decupito o
con Klebsiella ricoverato nella stessa stanza di un paziente operato e, quindi, con
sistema immunitario ridotto: rischiano la vita entrambi.
Ebbene si: i pazienti vengono dislocati in reparti chirurgici (solo la U.O.C. di ortopedia
conta la presenza di circa 14 pazienti geriatrici extra locati ). Quegli stessi reparti che
non potendo ricoverare i loro pazienti sono costretti ad allungare le liste d’attesa
magari anche per pazienti oncologici. Quegli stessi reparti che di notte e nei festivi
non hanno medico perché sono reperibili, ma solo per urgenze di sala operatoria.
Il fenomeno denunciato è di dimensioni importanti: nella solo giornata del 3 gennaio
u.s., come spesso avviene, nella U.O.C. di geriatria, a fronte di 30 pp.ll. ufficiali (più 3
per isolamento pazienti positivi per Klebsiella ) erano ricoverati 88 pazienti di cui 53
extralocati; nella U.O.C. di Medicina interna, a fronte dei 31 pp.ll. previsti (quelli
previsti per isolamento pazienti positivi alla Klebsiella sono stati aboliti per il
soverchiante numero di extra locati ), sempre nella medesima giornata, come prassi,
erano ricoverati 49 pazienti di cui 18 extralocati.
Quanto denunciato merita certamente un rapido cambio di rotta, per ripensare
l’attuale politica gestionale dimostratasi fallimentare.
È finito il tempo delle riunioni di facciata che si concludono con i “poi vedremo”.
Le OO.SS. hanno atteso anche troppo, aperto grandi linee di fiducia, prestato
attenzione, ma nulla è mutato se non in peggio. Non si può far finta di nulla, in quanto
una cosa sono le relazioni sindacali e la concertazione ( vera o presunta ?), che ha
richiesto tempi troppi lunghi e senza risultati tangibili, un’altra è correre il rischio di
divenire corresponsabili di questo vero e proprio attentato alla salute dei
Cittadini/utenti.
Distinti saluti.
Il Segretario Generale CGIL Il Segr Generale CISL Il Segretario Generale UIL
Antonio Macchia Antonio Castellucci Tonino Licchello