Si chiama Gabriella Silvia Spadoni, la 24enne brindisina autrice del libro “Il soldato fantasma”. E’ la storia di un soldato giovanissimo dai profondi occhi a mandorla, chiamato Harakiri Ryo, che non riesce ad accettare la fine della guerra e che, dopo essere stato rinchiuso in una casa di riposo per menti disperate, continua a combattere per la vittoria. È la storia di un ragazzo la cui guerra interiore è persino più devastante di quella degli uomini armati; la cui mente è stata talmente deviata da fargli dimenticare parte della sua stessa vita. La storia di un ragazzo che soffre di un penetrante disordine da stress post-traumatico. È la storia dei fantasmi del passato che si insinuano in numerose ed intricate reti di spionaggio giapponesi ed americane, che dirigono lo spettacolo teatrale dall’alto, muovendo i fili delle marionette. Per un bene maggiore non ancora realizzato. È la storia di persone che piangono e che ridono, che si definiscono sane e malate, che cercano di guarire da un malessere interiore, uno spleen, la cui causa sembra radicarsi nella vita stessa. È un racconto che mette a nudo la fragilità della mente umana in un periodo di puro terrore come quello del secondo dopoguerra. Che fa sentire tutti un po’ inerti di fronte all’infinità, alla casualità e al disordine dell’universo. La Spadoni che ora vive a Trieste, ha sempre considerato la scrittura una forma d’arte in grado di comprenderla e di aiutarla a comprendere il mondo. Durante gli anni dell’università porta a termine questo suo primo romanzo.