Ecco l’intervento di Alessandro Antonino, capogruppo di Liberi e Uguali:
La dichiarazione universale dei diritti umani recita all’art. 1 ‘’Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti”
La nostra forza politica nasce così, per battersi perché tutti, nessuno escluso, siano liberi e uguali. Siamo dalla parte dei molti, dei più deboli e tra questi ci sono dodici ragazzi senza famiglia che hanno avuto una vita difficile ed hanno bisogno di ritrovare un po’ di normalità in una serena accoglienza.
Il nostro cruccio fin dall’inizio è stato quello di evitare che si potesse fare demagogia e lotta politica sulla testa di dodici innocenti.
Quando è cominciata a montare la protesta dei cittadini del quartiere Casale, ci siamo chiesti come la permanenza di 12 minorenni potesse impensierire un intero quartiere.
Esiste già una esperienza analoga al quartiere Perrino e non era stato sollevato alcun problema da parte dei cittadini, né prima, né durante il soggiorno dei ragazzi.
Fin da subito si è quindi cercato di capire le ragioni, convinti che una popolazione come quella brindisina, da sempre accogliente verso gli stranieri e non razzista nel suo DNA, non potesse d’improvviso essere cambiata.
Il nostro coordinamento ha chiesto ed ottenuto un incontro con alcuni dei firmatari della petizione che non voleva l’insediamento del centro di accoglienza nella ex delegazione.
Si è avuto un incontro molto sereno e civile nel quale ognuno ha spiegato le proprie posizioni, differenti rispetto al problema. Mentre sui social e sui giornali si costruivano muri, noi cercavamo il dialogo.
Quando ci sono questi problemi c’è sempre il rischio che la facile demagogia metta a tacere la ragione, che le persone di buon senso siano offuscate dagli agitatori di piazza e dei social. Non hanno a cuore i cittadini ma tengono ad accendere solo un po’ di luce sul proprio nome e sulla propria miseria.
Durante l’incontro ci è stato riferito della preoccupazione circa la gestione del centro di accoglienza, si teme che diventi una situazione non controllabile come avvenuto nell’edificio dell’ex macello di via Provinciale per San Vito.
La preoccupazione di non avere più edifici all’interno del quartiere da poter destinare ai servizi e quindi la privazione totale di questa possibilità.
Infine la protesta perché il quartiere è molto trascurato, strade e marciapiedi rotti e infestati dalla vegetazione spontanea, mancanza di vigilanza sui parcheggi abusivi, rapida ascesa di furti negli appartamenti. È stata una protesta per il degrado generale di una realtà che avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello della città ed invece è molto trascurata, ormai da tempo.
Il coordinamento di Leu ha recepito il disagio degli interlocutori. Non vi era traccia di razzismo o xenofobia nelle loro parole, solo disagio rispetto all’abbandono.
È un disagio che viene da lontano, non certo da questa amministrazione.
Un Sindaco vicino al cittadino deve fornire in maniera diretta le spiegazioni con degli impegni precisi.
Del resto la partecipazione diretta dei cittadini è uno dei punti fondamentali del nostro programma amministrativo.
Si è riferito dell’incontro in riunione di maggioranza.
Insieme al Sindaco si è concordato tutti che la questione andava chiarita con gli abitanti del quartiere.
Necessitava un confronto diretto con la gente per evitare inutili strumentalizzazioni.
Affrontare di petto i problemi e non usare il razzismo e l’antirazzismo come strumenti di elusione.
Il dialogo è avvenuto, Riccardo Rossi ha incontrato la piazza.
Probabilmente ognuno è rimasto delle proprie posizioni ma ha vinto il buon senso ed ha perso la dietrologia che nel frattempo si era impadronita di social e comunicazione, facendo diventare l’ episodio un campo di scontro politico ingiustamente riposto sulla testa di 12 minorenni.
Il comune di Brindisi ha in carico un centinaio di ragazzi, minori non accompagnati, che lo Stato Italiano ci ha affidato.
Non ci possiamo sottrarre a questo compito sia perché è un obbligo di legge sia perché è un obbligo morale per tutti noi.
Si può e si deve accogliere bene questi ragazzi. Né più e né meno di quando arriva un ospite gradito e si fa di tutto affinché possa stare bene durante il suo soggiorno.
Questi ragazzi non sono umani di serie B e tanto meno faranno diventare i cittadini di Brindisi di serie B.
Con i fondi in arrivo ci sarà occasione di lavoro sia per ristrutturare l’immobile sia per gestire l’accoglienza.
Ci sarà occasione per diffondere ulteriore multiculturalità nel quartiere, già vocato a questo, con la presenza della base logistica dell’Onu.
Ci sarà l’occasione di mostrare l’aspetto migliore dell’uomo, la solidarietà.
Noi di Leu proponiamo che ci sia un coinvolgimento diretto degli abitanti del quartiere nella gestione del centro.
Ci sono gli strumenti per la partecipazione attiva dei cittadini alla gestione di servizi Comunali e questo è un banco di prova a cui non si può rinunciare.
Partecipare alla gestione diretta è il modo più semplice per essere coinvolti nelle problematiche.
Bisogna cancellare la cultura del sospetto in nome della trasparenza di cui si è fatta una bandiera nella nostra campagna elettorale.
Questo è un appello che rivolgiamo sia a lei signor Sindaco che a tutta la giunta.
Non ci dobbiamo far sfuggire questa occasione per cercare di trasformare la diffidenza incontrata in questi giorni in crescita collettiva.
Se avessimo la fortuna di entrare nella graduatoria del bando e accedere ai finanziamenti, bisogna trovare il modo affinché ci sia il coinvolgimento vero della comunità nella gestione del centro.
Liberi e uguali si impegnerà in questo, è un impegno che ci assumiamo fin da ora.
Il pregiudizio si vince con la conoscenza. La conoscenza è l’unico modo per capire che le diversità sono arricchimento e quale miglior modo se non quello di occuparsi direttamente di questi dodici ragazzini senza più patria e famiglia, in cerca di un po’ di felicità?
Vogliamo seminare tolleranza e solidarietà per raccogliere un po’ di felicità, perché chi semina odio è un infelice.
Ci sono uomini e donne che pur potendo, non vogliono provare ad essere felici.
Fa comodo pensare che la propria infelicità sia colpa degli altri e rendendo tutti infelici si pensa di alleviare il proprio disagio. Sprecano la loro energia per cercare risarcimento nell’odio, come se l’odio potesse cambiare il presente o risolvere i problemi.
Bisogna provarci sempre ad essere felici, invece.
Dovremmo ripetercelo tutti e prendere la forza di questi ragazzi come esempio.
Il tempo scorre, il mondo sta cambiando, il futuro è di chi rema a favore di corrente.
Ci sono uomini e donne che non possono essere felici perché vivono in contesti di disperazione, fame e violenza. Scappano alla ricerca della propria felicità e quella dei propri figli.
Niente può fermarli.
Contro questo fiume, chi costruisce muri ideologici o reali è nel passato, sarà travolto.
Liberi e uguali è dalla parte di chi cerca la felicità nel rispetto degli altri.
E’ una energia positiva che non va dispersa, è il futuro.