Ecco l’intervento del capogruppo di Brindisi Popolare Carmela Lomartire:
Il gruppo di Brindisi Popolare voterà a favore di questo ordine del giorno, pur avvertendo la necessità di fare alcune precisazioni.
La sorte della centrale Brindisi Nord, se vivessimo in un paese “normale”, sarebbe ben chiara da decenni.
Quella centrale va dismessa ed il sito completamente bonificato e restituito agli usi portuali!
Una centrale tenuta in vita molto più del dovuto, poi passata dall’Enel ad Eurogen ed infine ad Edipower e, per concludere, nel gruppo A2A.
Una vecchia centrale a carbone situata in linea d’aria a soli ottocento metri dal centro abitato e mai dotata delle tecniche di abbattimento delle emissioni più all’avanguardia a livello mondiale.
Nessuno può dimenticare quel carbonile scoperto, con il polverino di carbone che ha invaso le nostre case ed i nostri polmoni.
Ed ancora, gli effetti devastanti per la salute dei cittadini e degli stessi lavoratori della centrale, grazie all’utilizzo di olio combustibile e poi di carbone.
Alla fine degli anni novanta finalmente qualcuno ha aperto gli occhi e si è deciso di porre fine alla vita di quella centrale nel 2004. Parole, purtroppo soltanto parole, visto che si susseguirono scandalosi decreti ministeriali per prolungarne la vita.
Il Comune di Brindisi ha tentato di porre un argine, inserendo nel documento preliminare programmatico del PUG la centrale Brindisi Nord tra gli impianti da dismettere e bonificare prima di riannettere l’area agli usi portuali.
Scelta adottata dall’amministrazione Mennitti e confermata da quelle successive.
Oggi ci ritroviamo a ribadire che non vogliamo che quell’impianto diventi un sito per la lavorazione dei rifiuti e soprattutto a chiedere che la centrale venga interamente smontata e il sito bonificato.
Ad A2A noi non dobbiamo chiedere nulla. Intervenga il Governo accanto al Comune per tutelare i diritti e le volontà dei cittadini.
A2A se vuole investire a Brindisi sarà il benvenuto, ma altrove! Questa volta la città di Brindisi non cascherà nel tranello del ricatto occupazionale.
Abbiamo già pagato a caro prezzo le scelte scellerate degli anni della industrializzazione selvaggia. Lo testimoniano i dati sulle patologie tumorali, tragicamente limpidi nel descrivere le dimensioni dei danno ambientale che abbiamo subito.