Carovigno, Carabinieri: convalidato l’arresto di LO MARTIRE Daniele e ANDRIANI Gianluca, indagati dal Nucleo Operativo della Compagnia di S. Vito dei Normanni per furto aggravato, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali aggravate, ricettazione, possesso ingiustificato di chiavi alterate o di grimaldelli.
Per guadagnarsi la fuga il 5 ottobre hanno speronato l’auto civetta dei Carabinieri posta a sbarramento della strada, per poi darsi alla fuga a piedi prima di essere raggiunti e immobilizzati.
Si è svolto l’interrogatorio davanti al GIP dei due arrestati dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di San Vito dei Normanni la sera del 5 ottobre scorso in Carovigno nell’ambito di un servizio finalizzato al contrasto dei reati predatori soprattutto furti nelle abitazioni e di autovetture.
I due cognati tratti in arresto in flagranza di reato di tentato furto aggravato di autovettura LO MARTIRE Daniele 41enne e ANDRIANI Gianluca 39enne entrambi di Brindisi dovranno rispondere anche di resistenza a pubblico ufficiale lesioni personali aggravate, ricettazione, possesso ingiustificato di chiavi alterate o grimaldelli.
I fatti accaduti nella tarda serata del 5 ottobre nel comune di Carovigno nel cui ambito una vettura “civetta” del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di San Vito dei Normanni, con a bordo due militari tra cui il comandante del Nucleo S.Tenente BRUNO Alberto, hanno notato un veicolo Alfa Romeo Giulietta di colore nero “Quadrifoglio 240 cavalli” potentissima con targa elvetica con due persone a bordo, veicolo risultato poi oggetto di furto, aggirarsi nell’abitato con fare sospetto. I due arrestati avevano individuato la loro “preda” un’Alfa Romeo Giulietta di colore grigio parcheggiata sulla pubblica via, intanto l’ufficiale aveva provveduto a far convergere in zona anche l’autoradio con i colori d’Istituto nel caso i malviventi si fossero dati alla fuga. Infatti uno degli arrestati improvvisamente rendendosi conto di essere stato individuato è scattato al posto di guida inserendo la retromarcia e costringendo i militari a spostarsi dalla loro traiettoria per non essere investiti. Guadagnata, la via di fuga la potente Alfa Romeo Quadrifoglio con i due soggetti a bordo nel frattempo ha incrociato la vettura civetta posta al centro della carreggiata, che i fuggiaschi nel tentativo, di guadagnarsi la fuga dal blocco stradale creato dai militari nelle due direzioni di marcia non hanno esitato a speronare. L’urto è stato tale da provocare la rottura del semiasse anteriore destro del veicolo, compromettendone la funzionalità e terminando la corsa contro una Fiat Punto in sosta, a sua volta danneggiata dall’impatto.
Gli arrestati hanno quindi deciso di tentare la fuga a piedi, uno è stato raggiunto immediatamente e dopo breve colluttazione immobilizzato, il secondo ha tentato di far perdere le tracce per le vie del centro abitato e dopo una corsa di circa 500 è stato bloccato dopo aver ingaggiato una violenta colluttazione durante la quale ha rivolto una serie di minacce nei riguardi dell’Ufficiale prima di essere immobilizzato. Nel corso della colluttazione i due militari hanno riportato lievi escoriazioni e contusioni.
Nel corso della perquisizione il Lo Martire è stato trovato in possesso di uno “SCANNER ELETTRONICO”, utilizzato per clonare i codici di accensione dei veicoli del “Gruppo Fiat Lancia Alfa Romeo” nel giro di pochi secondi. Dagli accertamenti effettuati sull’Alfa Romeo Giulietta 240 cavalli utilizzata dai fuggitivi del valore di 50.000€ è emerso che è provento di furto consumato in Presicce (LE) il 7 agosto 2018. Le perquisizioni effettuate nelle abitazioni degli arrestati hanno permesso di rinvenire numerosi attrezzi, chiavi e grimaldelli atti all’effrazione di veicoli, le targhe anteriori e posteriori di alcune autovetture, 5 centraline di varie tipologie, 1 autoradio, 3 chiavi di accensione di veicoli di grossa cilindrata.
Il Giudice per le indagini preliminari a seguito dell’interrogatorio degli arrestati, che hanno reso dichiarazioni completamente discordanti rispetto ai fatti, e ritenuto che a loro carico sussistono gravi indizi di colpevolezza, ha applicato nei loro confronti la misura coercitiva degli arresti domiciliari, con il divieto di comunicare per via telefonica o telematica con persone diverse dai familiari conviventi.