A CAROVIGNO “ESSERENONESSERE”, TRA SPETTACOLI, WORKSHOP E LABORATORI TEATRALI

Nel 400 anniversario della morte di William Shakespeare, quattro compagnie teatrali pugliesi si ritrovano a collaborare nella rassegna voluta dall’Assessore alla cultura Pietro Laghezza che, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Carovigno, sostiene questa iniziativa.

Un teatro di ricerca quello che le compagnie coinvolte nel progetto portano avanti da anni ognuno con una propria poetica, che con un personale sguardo si cimentano con il testo dell’Amleto, mettendosi a confronto. Le compagnie sono il TeatroDellePietre di Brindisi, il Sud in Movimento di Carovigno, il Teatro dell’Altopiano di Martina Franca e Folletti e Folli di Ostuni.

“Esserenonessere” è la singolare iniziativa che racchiude spettacoli, workshop e laboratori teatrali che saranno offerti al pubblico.

“Il teatro non può che essere di ricerca”, sottolineano i direttori artistici Marcantonio Gallo del TeatroDellePietre e Giuseppe Convertini de IlSudinMovimento, “poichè si adatta al momento storico in cui viviamo, sempre in movimento e alla continua ricerca e solitamente anticipa le tensioni e il pensiero comune”.

L’iniziativa si svilupperà da febbraio ad aprile al Teatro Italia di Carovigno con spettacoli serali e mattutini per le scuole, nonché laboratori e workshop mirati a coinvolgere chi vorrà partecipare con un lavoro che pone la sua centralità sulla questione dell’esistenza umana e sulla possibilità di riflettere sul nuovo.

In tempo di crisi – morale, estetica, di valori – ecco un “teatro della crisi” come diceva Carmelo Bene, che prova a dipanare l’ingarbugliata matassa dell’esistenza umana offrendo spiragli creativi inusuali. Amleto si trova da sempre di fronte ad una scelta che tutti noi abbiamo affrontato o affronteremo nel corso della nostra vita. È condannato a scegliere. E proprio questa scelta sarà il tema della rassegna: essere o non essere? Vivere o morire? Ribellarsi a rassegnarsi? Affrontare la realtà o vivere nella menzogna? A noi/voi la scelta.

Tre corti teatrali a cura delle compagnie che il 4 e 5 febbraio andranno in scena tutte insieme confrontandosi sul tema dell’esistenza e proponendo ognuno la propria idea teatrale. Poi la rassegna proseguirà tra febbraio ed aprile con doppi appuntamenti in cui ogni gruppo presenterà il proprio spettacolo teatrale.

“In un momento in cui ogni cosa sembra incerta, anche la nostra identità di uomini sembra esserlo. Essere o non essere? Questo è ciò che si domanda Amleto, o meglio dire i nostri Amleti. Perché oggi siamo in molti a non sapere più chi siamo.” dice Marcantonio Gallo. “Chiunque, anche se solo per una volta, si sia sentito prigioniero del mondo, non può fare a meno di domandarsi che cosa influisca maggiormente: la sua presenza o la sua assenza” aggiunge Fabrizio Cito.

Questo è il punto di partenza dello studio sull’Amleto del TeatroDellePietre, in cui gli stessi attori si domandano: siamo o non siamo, ma soprattutto: chi siamo? In una messinscena che strizza l’occhio al metateatro, i personaggi entrano ed escono dai propri ruoli, mettendo a confronto il testo teatrale con la verità dell’esistenza. Attori o uomini? Finzione o realtà? La declinazione degli Amleti alle prese con le parole porrà Shakespeare come tramite per dipanare i dubbi esistenziali dell’uomo moderno.

“Amleto può essere un giovane che si muove sulla scena in jeans e maglione sfuggendo alla retorica delle classiche letture del testo” dice Carlo Formigoni “che lo vorrebbero incatenato dal dubbio e dalla forza del suo stesso pensiero.” “Oppure un giocatore di scacchi che gioca una partita con se stesso, complicandosi la vita.” dice Giuseppe Convertini.

“Amleto può essere anche più di uno ed entrare ed uscire dal suo ruolo, facendosi interprete di più lingue, sapendo bene che una sola è la lingua: quella dell’incanto e dell’affabulazione, il linguaggio di un teatro che raccoglie la sfida a se stesso e al suo esistere e prova a reinventarsi destrutturando Shakespeare, per trovare in esso le risposte e il proprio posto nel mondo” concludono Gallo e Cito.

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