“Non è inverosimile che abbia partecipato al viaggio in Umbria su richiesta del padre, per accompagnarlo e guidare, senza essere a conoscenza delle vere ragioni della trasferta” si legge nell’ordinanza di scarcerazione di C. M., 35anni di Brindisi, coinvolto col padre A.M. 62 anni, nell’operazione antidroga delle Questure di Perugia e Bologna, che aveva portato al suo arresto, la sera del 30 dicembre scorso, insieme a quelli dell’albanese Sabaufin Lamaj e del fasanese (originario di Torino) Giuseppe Lapadula, presunto corriere. Secondo il giudice del Tribunale Penale di Perugia per il giovane, incensurato, difeso dall’avvocato Luca Leoci del Foro di Brindisi e dall’avvocato Michele Nannarone del Foro di perugia, non sussisterebbero gravi indizi di colpevolezza tali da ritenersi opportuna la misura cautelare in carcere. Restano dietro le sbarre della casa circondariale il padre, ex contrabbandiere, che sarebbe stato incastrato dalle conversazioni telefoniche effettuate con Lapadula nel giorno del viaggio. Lo stesso ha però negato, giustificando che il cellulare è risultato intestato a un’altra persone. Secondo gli inquirenti invece questo sarebbe irrilevante, oltre al fatto che sull’uomo è stato trovato il biglietto da visita dell’autonoleggio presso cui Lapadula aveva preso la Fiat Punto: l’uomo ha ammesso il reato e ha dichiarato, in sede prima udienza, di avere accettato per problemi economici. Resta in carcere anche l’albanese per pericolo di fuga, perché trovato in possesso di un documento di identità falso e un passaporto greco.