“A PORTE APERTE”, IL ROMANZO PRESENTATO AL MARZOLLA

Molto più che un romanzo

Romanzo a tesi, saggio sulla pena di morte, riflessione giuridica, libello contro le imposture, poliziesco, trama da cui è nato un film: tutto questo è “A porte aperte “ di Sciascia e tutto questo è venuto fuori dalle riflessioni degli allievi ieri al Marzolla di Brindisi. Dopo il saluto del Primo Collaboratore del Dirigente, Prof.ssa Maria Diletta Martucci, si è aperto l’ultimo incontro di “Letture al Marzolla”, curate dalla Prof.ssa Del Prete.

Ha preso la parola il Prof. Paladino, con una relazione- saggio su Sciascia, che ha evidenziato come il romanzo ponga un interrogativo importantissimo su se abbia o no diritto lo stato a punire, esso garante della giustizia, con un omicidio,  chi di omicidio si è macchiato. Sciascia ha già deciso e al  giudice e ad un componente della giuria popolare, un contadino che nella lettura dei grandi ha trovato le parole per la sua saggezza, affida una sentenza contraria alla  pena di morte. Nella storia vera in appello ci sarà la pena di morte. Contesto storico il periodo fascista, con delle “porte aperte “ di rimandi all’Italia del 1987, anno di pubblicazione del libro. Poi il commento – raccordo del regista Simone Salvemini, che ha evidenziato come Gianni Amelio, il regista dell’omonimo film , chiuda con una visione ottimistica. Sfondo una scena di bellissima fotografia di un giallo oro del grano, che è un focus sulle potenzialità di bene  e di riabilitazione alla vita che la società, lo stato, l’uomo civile, devono promuovere in ogni individuo, fosse anche il più abietto, un pluriomicida. La legge che punisce ed educa ad una vera umanità, sostenuta dalla cultura. Gli alunni della classi seconde sono intervenuti, citando Beccaria, Sciascia stesso, il valore sacro della vita. Tra la platea, oltre ai docenti del Marzolla, anche alcune docenti del Comprensivo “Sant’Elia” di Brindisi , che in queste settimane stanno portando avanti un progetto con i docenti del Marzolla di riflessione sulla lingua, perché la letteratura non è presidio dei dotti, ma la si può  gustare da piccoli o anche da uomini comuni, come il contadino della giuria popolare di “A porte aperte”.

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