Sempre più spesso, in quest’ultimo periodo, mi sono chiesto di quale terribile colpa possano essersi resi responsabili nel passato la città e i cittadini Brindisini per meritare una classe politica di governo della città, compresa naturalmente quella attuale, che negli ultimi anni, sono stati la causa, se non esclusiva, senz’altro determinante della grave sofferenza economica, sociale ed ambientale del nostro territorio.
Alle ultime elezioni comunali i cittadini, ammaliati dalle promesse dell’attuale sindaco, con il loro voto si sono affidati alla speranza che potesse risollevare la città dal buio in cui era sprofondata da tempo.
Da lui, quei pochi cittadini che si sono recati al voto e lo hanno votato, si aspettavano atti di livello corrispondente all’impegno assunto con il programma, in cui lo spirito di servizio, la passione per questa città e per i cittadini sembrava dovesse prevalere su tutto e su tutti. Capace finalmente di elevarsi al di sopra degli interessi della propria parte politica e da operazioni di piccolo cabotaggio.
Purtroppo, se si va ad esaminare nel merito l’azione amministrativa e la programmazione di questi due anni di mandato, verifichiamo un’attività indolente, sorda, opaca, incline ad impantanarsi nella palude delle piccole emergenze e dell’immobilismo progettuale, incapace di collocare la politica là dove ci sono i tantissimi , reali problemi e bisogni dei cittadini e del territorio, di realizzare quel disegno, evocato nel programma elettorale, di uno sviluppo che nell’oggi preparava il domani, che apriva la strada al futuro.
Purtroppo sono venuti meno nel tempo, si sono totalmente inariditi tutti gli elementi nobili di quell’impegno programmatico del Sindaco, che dovevano rappresentare il dato di discontinuità e di reale novità rispetto al passato conflittuale delle precedenti inconcludenti maggioranze di governo della città.
E’ sempre più diffuso il convincimento che l’attuale amministrazione, la maggioranza politica che la sostiene, siano completamente inadeguati al ruolo che sono stati chiamati a svolgere, più inclini ai condizionamenti interni, alla latitanza, piuttosto che al confronto, al fare.
Infatti, mentre in tante altre città, la debolezza economica nazionale ha avvicinato le amministrazioni ai propri cittadini e al ceto produttivo, nella nostra città, la nostra amministrazione ha contribuito ad allargarne il solco a causa del persistente silenzio, delle assenze, delle scelte non partecipate, non condivise.
Un mix devastante fra un’ideologia senza prospettive e decisioni dolorose, al fine esclusivo di tamponare una vistosa falla nel bilancio comunale, che indolenza e l’inconcludenza delle decisioni ha finito per allargare.
Certamente non si con tinuare a restare mmobili perchèla situazione ci sta trascinando sempre più in basso.
Per questo è necessario andare al di là degli attuali schemi dettati da una visione politica ormai superata. Intraprendere un percorso di dialogo, di partecipazione e di confronto con la città, con i cittadini, con le associazioni, alla ricerca di sintonie e collaborazioni in grado di superare i pregiudizi e le rigidità degli attuali schemi, per costruire un percorso sociale e politico, che sappia guardare oltre l’attuale contingenza e rigidità politica.
Un impegno che non deve sottendere un calcolo esclusivamente numerico, ma un percorso e una connotazione politica capace di rilanciare questa città.
Altrimenti sarebbe, come lo è stata in questi due anni, un’operazione dichiaratamente demagogica, confusionaria, di breve respiro, che non gioverebbe a nessuno, meno che meno alla città e ai suoi cittadini.
Nel passato era di moda l’affermazione “ chiedete l’impossibile”.
A quella faccio spesso riferimento, perchè lo sforzo e l’impegno per fare qualcosa di più di quello che appare possibile, da senso e spessore alla reale volontà di mutare le situazioni.
Alla città non occorrono le favole. Ha solo bisogno di chi sappia che fare e lo faccia.
Che purtroppo non c’è!
Vincenzo Albano