“Non so, ditemi voi. Devo scendere con l’agenzia o devo scendere con voi”, “Con l’agenzia lavori un mese, con noi lavori sei mesi, otto mesi. Cosa vuoi fare? lavorare un mese? ti conviene venire con noi!” “Allora vado all’agenzia e tolgo il contratto”. Minacce e ricatti poco velati da parte dei caporali nei confronti delle donne costrette a turni massacranti di lavoro nei campi di ciliegie di Turi e a corrispondere ai loro intermediari somme di denaro dai loro già esigui stipendi. Ma anche pesanti vessazioni e violenze fisiche: botte e dover andare in bagno solo quando autorizzato dei caporali. Le intercettazioni svelano dettagli agghiaccianti sulla mentalità di queste persone: “Alle femmine pizza e mazzate ci vogliono, altrimenti non imparano”, “femmine, mule e capre, tutte con la stessa testa”. E pensare che tra i 4 finiti i manette 3 sono donne: la moglie di Michelangelo Veccari, Valentina Filomeno (uno 46enne e l’altra 41enne) i principali ideatori del traffico; Grazia Ricci 61enne e Maria Rosa Putzu 42enni. Paesi in cui venivano reclutate le 15 donne a turno Villa Castelli, Francavilla Fontana, Grottaglie e anche dal Tarantino. E’ stata A.B. bracciante di Villa Castelli il 15 ottobre del 2015 a denunciare minacce e anche lesioni fisiche in procura: era stata picchiata perché chiedeva il pagamento del compenso pattuito, inferiore inoltre a quello dichiarato da contratto. Dovevano percepire 55 euro nette al giorno per 6 ore e mezza che diventavano 8 e più, invece ne percepivano 38, di cui 8 venivano trattenuti dai caporali. L’utilizzo delle intercettazioni telefoniche e ambientali nei reati di caporalato è una svolta nelle inchieste a contrasto di tale fenomeno illecito grazie alle nuove norme in materia. Titolare dell’inchiesta pm Raffaele Casto.
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