ALTRI CASI DI AVVELENAMENTI DA FUNGHI. NONOSTANTE GLI APPELLI!!!

Nonostante i ripetuti appelli degli organi sanitari e dei mezzi di informazione e le ricorrenti iniziative rivolte alla prevenzione degli incidenti tossici derivanti dal consumo di funghi spontanei, continua in provincia di Brindisi una lunga serie di intossicazioni (ad oggi circa una quarantina di casi, dall’agosto scorso) dovuto al consumo alimentare di funghi spontanei velenosi, in particolare nell’ultimo mese, coincidente con la stagione di massima raccolta.

L’ultimo caso, occorso il 4 novembre, ha interessato un cittadino di S. Donaci (che si era recato a funghi in un boschetto tra S. Donaci e Cellino S. Marco) e si è subito manifestato nella sua gravità, considerato che i funghi raccolti e consumati dall’intossicato erano della specie più nota per la sua pericolosità: l’Amanita phalloides.

Assunti a cena con un risotto, i funghi hanno manifestato i primi effetti tossici, di tipo gastroenterico, nelle prime ore del mattino successivo: nel pomeriggio, all’aggravarsi dei sintomi, il paziente si è presentato al Pronto Soccorso dell’Ospedale Perrino di Brindisi, dove è stato allertato il micologo reperibile del C.C.M. della ASL: questi, a seguito della descrizione fornita dall’interessato ed esaminati gli esemplari portati dai familiari, ha formulato la diagnosi micologica di specie indicando nell’A. Phalloides il fungo responsabile dell’intossicazione. Come prassi è stato interessato il Centro Anti Veleni di Milano che ha disposto il relativo “Protocollo” da attuare in caso d’intossicazione .

E’ stato disposto oltre la terapia suggerita dal C.A.V. di Milano anche l’esame della ricerca della “a-amanitina” nelle urine,esame che si effettua presso il laboratorio dell’Ospedale di Foggia.

Il risultato ha rilevato un alto contenuto di a-amatossina, La dose letale di amatossine nell’uomo è stata quantificata in 0,1 mg/Kg di peso corporeo. Considerando la concentrazione media di amatossine presente nel fungo si può affermare che è sufficiente un solo cappello di Amanita phalloides Le amatossine, termostabili, sono rapidamente assorbite attraverso l’epitelio intestinale, raggiungono il fegato che così risulta essere il primo organo sottoposto all’azione venefica delle tossine. Nei casi più gravi, che presentano una fase epatica irreversibile, gli esiti possono essere il trapianto ortotopico del fegato o il decesso. Circa il 60% della dose di α-amanitina è secreta con la bile e viene restituita al fegato attraverso la circolazione enteroepatica.
Le amatossine si legano debolmente alle proteine del siero, non subiscono alcuna alterazione metabolica nell’organismo umano, persistono in circolo per circa 36 ore dall’ingestione, sono escrete, in forma attiva, con le urine in quantità discrete fino a 48 ore dall’ingestione ed in tracce entro le 72 ore, mentre nelle secrezioni biliari possono essere presenti anche dopo 5 giorni. Sono presenti nelle feci, entro le prime ore dal pasto fungino in elevata concentrazione, ma la loro presenza è da attribuirsi all’iniziale non assorbimento piuttosto che ad una reale secrezione.

Disposto il ricovero ,nelle prime ore della giornata di oggi,è stato necessario il trasferimento presso la struttura del Policlinico di Bari al Centro Trapianti Fegato.

La settimana precedente, una signora –palesemente inesperta ma più avveduta del cittadino sandonacese- aveva fatto esaminare il cestino di funghi raccolti dal micologo della ASL: in questa occasione, l’esperto ha subito individuato, tra le altre specie, diversi esemplari di A. Phalloides che, nel complesso, avrebbero potuto portare alla intossicazione (potenzialmente mortale!) un’intera famiglia: sono infatti sufficienti circa 50 grammi di fungo fresco (un esemplare medio) per provocare una intossicazione mortale in un soggetto adulto.

L’esperienza dal Centro di Controllo Micologico, accanto al dato confortante di una apprezzabile sicurezza relativa al consumo di funghi provenienti dal circuito commerciale (rivenditori e raccoglitori professionali autorizzati!), evidenzia come la improvvisazione, più o meno consapevole, l’assenza di conoscenze specifiche ed il radicamento di errate credenze popolari siano i fattori comuni ai vari episodi di intossicazione.

Sicuramente il fattore di protezione più importante verso le intossicazioni fungine è la conoscenza: per legge (Legge Regionale n. 12/2003 e successive integrazioni e modifiche) chi intende raccogliere funghi in Puglia deve essere munito di un apposito permesso di raccolta che viene rilasciato dal Comune di residenza a seguito della frequenza di un corso di formazione, organizzato dal Comune stesso o dalle Associazioni micologiche territoriali. Alla scadenza (triennale) del permesso di raccolta, questo può essere rinnovato previa frequenza di un corso di aggiornamento.

La formazione ed aggiornamento continui interessa non solo i raccoglitori professionali ma anche (e soprattutto) i raccoglitori occasionali dalla cui attività di raccolta (in assenza di precise conoscenze) scaturiscono i casi di intossicazione, anche gravi o mortali.

A conforto delle conoscenze acquisite nei corsi di formazione ed aggiornamento, il raccoglitore occasionale ha la possibilità di far controllare, in maniera assolutamente gratuita, il proprio raccolto dagli esperti micologi del CCM ASL BR che sono disponibili nell’arco di tutta la settimana in diversi comuni della provincia, secondo un calendario prestabilito consultabile presso i comandi di polizia municipale e gli Uffici d’Igiene locali.

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