BASKET – UNA SCONFITTA CHE DEVE FAR RIFLETTERE…

Il pubblico c’è, Brindisi invece un po’ meno, per usare un eufemismo. È un Santo Stefano da horror per la Happy Casa Brindisi: Scafati si aggiudica la contesa (71-75) ed espugna il PalaPentassuglia al termine di quaranta minuti scialbi e ancora una volta molto deludenti per il roster di Frank Vitucci. Anche in questa serata, infatti, sono poche le cose ad aver funzionato in casa Brindisi, apparsa ancora molto impallata e altalenante di frazione in frazione. Palla spesso ferma, poche idee, tanti errori e canestri realizzati solo tramite azioni elaborate, macchinose e quasi mai ‘pulite’. Potrebbe essere questo il film della settima sconfitta stagionale di una squadra nata in estate con molte ambizioni e aspettative ma che invece fatica (e non poco) a ingranare. Il tutto nonostante la bolgia del PalaElio che, per l’occasione, è tornato sold out tre anni dopo l’ultima volta (1 febbraio 2020 contro Milano) ma che, alla fine, si è svuotato deluso, amareggiato e anche arrabbiato. La tifoseria ha risposto presente agli appelli della società, ha riempito l’intero palazzetto e ha sostenuto i propri giocatori per tutta la durata del match alzando i decibel in ogni azione offensiva e fischiando in quelle difensive, ma non è bastato per tornare alla vittoria. L’Happy Casa appare spesso confusa, disorientata e alle corde soprattutto da un punto di vista mentale: è mancata ancora una volta, intatti, quella sterzata in grado di cambiare l’inerzia dell’incontro. Ci ha provato Bowman con qualche sprazzo (15 punti ma tanti errori di disattenzione), ma ad avere la meglio è stata la concretezza di un Logan formato super e protagonista assoluto dall’alto dei suoi quarant’anni (quasi sempre in campo ed mvp con 22 punti). Concretezza e continuità, ingredienti che mancano a Brindisi che esce dal parquet incerottata e invischiata in una bruttissima lotta per non retrocedere. Del resto, perdere gli scontri diretti con Verona, Reggio Emilia, Treviso e infine proprio Scafati (queste ultime consecutivamente) obbliga a guardare la classifica da un’altra prospettiva. In sostanza, non si può guardare la parte alta e pensare quindi alle Final Eight ma occorre concentrarsi per lasciare le sabbie mobili il prima possibile. Appare utopico, infine, pensare che il ritorno in campo di D’Angelo Harrison sia la panacea di tutti i mali: sarà senza dubbio una risorsa e un leader in più, ma l’imperativo è invertire la rotta già da prima della sua ripresa. Per non perdere, tra le altre cose, il calore di un pubblico capace di rendere tutto esaurito un palazzetto in una serata di Santo Stefano.
Antonio Solazzo

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