Il caso nazionale sulla trasformazione di Eni riguardante l’area di business della chimica di base, Versalis per intenderci, che riguarda tutta la Società in generale ma che preannuncia impatti molto significativi sugli stabilimenti petrolchimici di Ragusa Priolo e Brindisi, sta ormai quasi quotidianamente riempendo le pagine dei giornali e dei media in generale.
Si legge che anche la task force Regionale, guidata da Leo Caroli, si sia attivata con la convocazione a Bari di un tavolo di confronto con gli stakeholders locali, e a nostro avviso sarebbe una cosa molto utile se si riuscisse a fare sintesi e portare poi al MIMIT una proposta concreta e sostenibile sulle sorti future del Petrolchimico di Brindisi.
Tanta è la preoccupazione dei dipendenti e delle loro famiglie, dei sindacati che li rappresentano, e della politica in tutta Italia considerato che la Versalis, avendo siti produttivi in più parti d’Italia, da nord a sud, è una società estremamente interconnessa fra i siti, e “trasformarne” uno o più di un sito significherebbe andare anche rimodulare gli assetti degli altri, prima o poi, di fatto coinvolgendo anche realtà produttive all’apparenza del lancio del piano, a cura dell’ing. Ricci, poco impattate dal processo di trasformazione.
In Sicilia è una vera e propria sommossa, iniziata dal sito di Ragusa ma che pian piano sta tirando dentro anche il polo Siracusano che, a ragion veduta, sta trovando appoggio alla protesta sia nelle altre categorie che, inevitabilmente e loro malgrado, saranno travolti dalla trasformazione, sia nella politica locale sia ( vedi Ragusa ) nella Chiesa in quanto il Vescovo del luogo ha ammonito il gruppo a fare molta attenzione a distruggere un territorio e le persone che ci vivono e che da oltre settant’anni ha dato tanto al gruppo Eni e alla chimica.
Un articolo della stampa locale ragusana, qualche settimana fa ha esposto anche il danno economico che rappresenterà la chiusura definitiva delle produzioni del sito che andrà ad indebolire l’economia di un territorio che già fa fatica, tanta fatica.
Sembra un paradosso, eppure in Puglia, a Brindisi nello specifico, nel sito in cui Versalis ha da sempre dichiarato essere il fiore all’occhiello (resta da capire della giacca di chi!) delle produzioni con il Cracking più performante e uno dei migliori d’Europa, il sito in cui solo pochi anni fa è stato completato l’investimento tanto richiesto dalle istituzioni locali, la torcia a terra (26M/€ circa? ), sito integrato al 100%, Eni per bocca del ing. Ricci, dichiara di voler chiudere le produzioni della chimica di base e, a parte qualche vecchio vessillo e sparuti comunicati o vane richieste di incontro mossi dalle organizzazioni sindacali di categoria, o una flebile quanto legittima azione di protesta delle altre categorie sindacali coinvolte, nessuno si sta chiedendo quale futuro rimarrà alla gente del petrolchimico che dal 1959 ha dato l’anima, e a volte anche la vita, per questa azienda, costruendosi una famiglia con figli che oggi hanno delle speranze e delle prospettive, ma un domani ….?
Qualche tempo fa ci saremo aspettati che qualche intervento di informatissimi dell’area locale che solitamente, quando il tema è l’Industria del territorio, non avrebbero perso l’occasione per sciorinare dati economici, occupazionali e strategici in cui avrebbero rammentato ai lettori l’importanza fondamentale dell’industria brindisina e le ricadute benefiche che riversa in ogni ambito.
Appare strano che tutta la politica, da destra a sinistra, sia addirittura compiaciuta di questo imponente progetto di trasformazione del sito brindisino, strano perché o ne capiscono molto più degli addetti ai lavori, ovvero i dipendenti del polo chimico, oppure la sbornia occupazionale che ci sarà (quando?) a trasformazione conclusa li ha convinti di una nuova età dell’oro per Brindisi e per i brindisini. Oppure ……
Appare infine molto strano che l’annuncio di questa trasformazione avvenga attraverso manager che, fisiologicamente e naturalmente, hanno già almeno un’idea di come passare le prossime stagioni: in pensione, la loro. Sarebbe stato diverso avere alla guida di una così importante trasformazione dei Manager che poi la avrebbero governata ( si parla di un percorso di 4 / 5 anni ), manager che ci avrebbero messo la faccia per tutto il percorso, non solo pronti a buttare giù un sistema produttivo in pesante perdita, questo è verissimo, ma di cui non si può addebitare nulla alle persone che hanno solo eseguito quanto, sempre a Roma o a san Donato, hanno deciso essere la strategia industriale del sito Brindisino.
Infine, ci chiediamo se commercianti, agenti marittimi, ormeggiatori, assicurazioni, agenzia delle dogane, spedizionieri, camionisti, aziende dell’indotto metalmeccaniche, elettriche, strumentali, cooperative di servizi, etc. etc, ed in ultimo le scuole superiori sorte per fornire le giovani risorse al polo chimico, gli istituti tecnici, etc. etc, anche attraverso le associazioni di categoria, abbiano quanto meno iniziato a ragionare per capire gli impatti della trasformazione del polo chimico brindisino.
È di questi giorni la notizia, a cura di Polimerica una rivista on line specializzata nell’industria chimica mondiale, dell’avvio negli USA di alcuni Cracking a carica CO2. Sappiamo che Eni a Ravenna sta per avviare un imponente investimento, la c.d. CCS, che ha proprio come business la cattura e lo stoccaggio di CO2. Ci si chiede come mai nessuno abbia proposto ad Eni di tenere in marcia i cracking di Brindisi e Priolo con una carica a costo zero!!! Mah … come si diceva una volta “i misteri della chimica”!.
Non parleremo di Confindustria nè del Comune di Brindisi, immaginiamo che almeno a Corso Garibaldi e a Piazza Matteotti le idee del rilancio industriale proposto siano chiarissime e che la cultura possa offrire un futuro ai nostri ragazzi.