CALCIO – TANTE DOMANDE SU COSA MANCA A QUESTO BRINDISI…

Cosa manca al Brindisi per poter vincere questo campionato? È questo l’interrogativo che i tifosi biancazzurri e gli addetti ai lavori si stanno ponendo all’indomani del k.o. maturato nello scontro diretto contro la Cavese (2-1 il risultato finale). Sul rettangolo verde dello stadio ‘Simonetta Lamberti’ la formazione allenata da Ciro Danucci ha sicuramente disputato una buona partita, ma la qualità della prestazione offerta e il costante pallino del gioco non sono bastati a lasciare Cava dei Tirreni con almeno un punto. La Cavese si è dimostrata squadra organizzata, compatta, cinica, spietata sotto il piano agonistico e, per certi versi, anche fortunata negli episodi: dal canto suo, il Brindisi ha saputo soffrire nel primo quarto d’ora e ha reagito allo svantaggio, ma non è riuscito a concretizzare le tantissime palle gol create. Il rigore sbagliato da Gaetano Dammacco (secondo in stagione dopo quello di Nocera), un palo esterno colpito dallo stesso Dammacco su un calcio di punizione deviato dalla barriera e una traversa di Opoola su un ottimo colpo di testa sono le più nitide occasioni capitate alla formazione ospite che però, tra errori e un pizzico di sfortuna, non ha capitalizzato la mole di gioco. Le reti di Banegas e di Bubas, invece, giungono probabilmente sulle uniche conclusioni verso lo specchio della porta provate dai campani. È qui che si può trovare la prima grande differenza: la Cavese di mister Troise si sa difendere e concretizza quello che crea ed è questa l’arma in più che le ha permesso di mettere un solco tra sé e le inseguitrici. Ed è sotto questo aspetto che i padroni di casa hanno impressionato maggiormente. Passiamo al Brindisi. Giocare con due attaccanti sembra giovare alla squadra che così guadagna equilibrio, fantasia e migliori soluzioni offensive, ma il lungo stop di Domenico Santoro e la partenza di Matteo Di Piazza non hanno mai permesso a Danucci di provare questo sistema dal primo minuto. Il recupero dell’ex attaccante del Bitonto, subito decisivo nei quindici minuti disputati ieri, potrebbe essere una delle prime chiavi per invertire la rotta di una stagione difficile e finora molto altalenante. Inevitabile, poi, è il discorso sulla continuità: dopo un novembre complicato, il Brindisi sembrava essere uscito dalla crisi grazie ai dieci punti conquistati in quattro partite, ma la sconfitta di Cava ripone l’attenzione sulla tenuta e sulla consequenzialità dei risultati. Per vincere i campionati servono i cosiddetti ‘filotti’ anche se, in questo girone H, l’impresa non è così semplice per nessuno. La capolista, con quattro vittorie in fila, ha però allungato (più sette sulla seconda): nella seconda parte di stagione bisognerà allora ripartire da qui, sperando in qualche inciampo della Cavese che, per dovere di cronaca, sembra avere un calendario particolarmente complicato soprattutto in avvio di 2023. Cinismo, concretezza e continuità: il diktat del Brindisi per tenere vivo il sogno promozione potrebbe passare da queste “tre C”. C come Serie C, il grande sogno (mai troppo velato) del presidente Daniele Arigliano e di tutti i suoi collaboratori. Otto punti sono tanti, è vero, ma diciotto partite sono un’infinità. Con cinquantaquattro punti ancora in palio, la storia di questo girone si può ancora scrivere. O, meglio, riscrivere.
Antonio Solazzo

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